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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 08:01.
Fastweb rialza la testa sull'onda delle (rinnovate) voci di delisting, mettendo a segno una performance a doppia cifra che porta il titolo a 13,30 euro (+18,12%). Un brindisi per gli investitori, dopo dodici mesi di passione durante i quali la società ha perso quasi il 28%, con le azioni ancora lontane dal massimo dell'anno registrato in gennaio (19,60 euro).
Sono scattate così ieri le ricoperture e un vivace rimbalzo ha portato già dalla mattinata il titolo in asta di volatilità, mentre il ritorno dei rumors su una possibile fuoriuscita dal listino ha tenuto in tensione le quotazioni per tutta la seduta. Una corsa chiusa a volumi decuplicati rispetto alla media mensile, tanto che il titolo si è allontanato dai minimi storici toccati lo scorso maggio (10,6 euro) tra scambi notevoli (590mila azioni passate di mano) pari allo 0,74% del capitale.
Il commento della società sull'ipotesi delisting è stato, riassumendo, questo (si veda l'intervista qui sotto a Carsten Schloter): «È solo un'ipotesi, ma non abbiamo ancora deciso sul da farsi», e quindi bisognerà aspettare ancora un po' per capire se il riacquisto da parte di Swisscom del 18% di Fastweb sarà portato a termine.
Questa la dichiarazione del portavoce di Swisscom: «Un buyout delle minorities di Fastweb presenta punti favorevoli e sfavorevoli. Anche se siamo convinti che sarebbe un buon investimento possedere la totalità del gruppo, un buyout consumerebbe anche parte della nostra limitata capacità finanziaria. Ecco perché dobbiamo ponderare questa opzione rispetto alle alternative e non abbiamo ancora deciso su questa questione».
L'ipotesi di delisting non è certo nuova per Fastweb: già dopo l'Opa del 2007 (pagata 47 euro per azione), gli svizzeri si erano sempre mostrati (cautamente) possibilisti sull'idea di portare la società fondata da Silvio Scaglia fuori da Piazza Affari. Un'idea che, però, non sembra aver ancora trovato il giusto abbrivio.
Intanto, sul fronte giudiziario relativo all'inchiesta della Procura di Roma sulla maxi-operazione di riciclaggio che ha coinvolto Telecom Italia Sparkle e la stessa Fastweb, giudizio immediato anche per l'ex senatore del Pdl Nicola Di Girolamo. Stessa iniziativa era stata adottata dal gip Luisa Paolicelli anche per un altro indagato, Marco Toseroni, già braccio destro di Gennaro Mokbel, ritenuto dagli inquirenti romani una delle menti della mega truffa.