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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2010 alle ore 08:02.
MILANO
Ad agosto i fondi comuni di investimento collocati in Italia hanno raccolto 1,4 miliardi di euro, secondo le statistiche di Assogestioni. Paradossalmente, il mese vacanziero per eccellenza, ha visto molti ritorni al risparmio gestito.
A tamponare il rosso profondo delle casse dei gestori dei tre mesi precedenti, pari a quasi sette miliardi, sono venuti di nuovo in soccorso i prodotti obbligazionari, che registrano flussi netti per un miliardo. Gli strumenti per l'investimento collettivo in titoli di debito continuano ad avere un ruolo predominante nell'industria dei fondi tricolore, tanto da fungere da ago della bilancia degli introiti complessivi.
Il loro apporto è stato fondamentale a fronte dell'emorragia dai fondi di liquidità, che da inizio anno hanno perso quasi 16 miliardi, e che nell'ultima rilevazione risultano sostanzialmente in pareggio (+9 milioni). Sembra proprio che chi esca dal parcheggio dei monetari accetti di restare nel circuito per lo più attraverso fondi (o prodotti che investono in fondi) con un profilo di rischio/rendimento inferiore a quello degli azionari. A dispetto della possibile erosione di rendimenti già contenuti ad opera delle commissioni.
La verve degli emergenti
In realtà, le sottocategorie obbligazionarie più richieste sono abbastanza aggressive, come quella specializzata sui bond dei paesi emergenti (+289 milioni), o quella delle obbligazioni societarie (+181 milioni i corporate euro, +140 milioni i corporate dollaro, +108 milioni i corporate internazionali); oppure più articolate, come quella degli obbligazionari flessibili (+283 milioni). Nel 2010 le tre tipologie hanno incassato, rispettivamente, 2,7, 3,5 e 7,3 miliardi. Il patrimonio dei fondi obbligazionari ha così aumentato ulteriormente il suo peso sulle masse gestite totali dal 41% al 41,5%, a scapito degli azionari, scesi dal 21,2% al 20,2 per cento.
Gli introiti dei prodotti che puntano sulle borse sono stati positivi per appena 68 milioni di euro. Anche in questo caso, i risparmiatori scommettono sulla crescita dei paesi in via di sviluppo (+121 milioni gli azionari paesi emergenti). Un risultato che arriva dopo il rialzo del 33% messo a segno nell'ultimo anno dall'indice azionario Msci paesi emergenti in euro e che secondo le stime degli operatori è destinato a durare.