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Il Fondo norvegese scommette sui bond di Atene

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2010 alle ore 08:39.

Sorpresa. C'è qualcuno che crede nei bistrattati titoli di stato greci e la fiducia viene dal paese europeo che più dista da Atene: la Norvegia. Ovviamente ci credono anche le autorità politiche e monetarie elleniche che ieri, per bocca del ministro delle Finanze George Papaconstantinou, hanno dichiarato che i loro bond «non sono più cosa di cui preoccuparsi». Nonostante le rassicurazioni del governo greco e l'apprezzamento norvegese, i titoli di stato a 10 e 5 anni continuano a quotare ai minimi storici, pur dopo l'impercettibile miglioramento di ieri.

Tuttavia non va sottovalutato l'atto di fiducia della Norvegia, poiché arriva dal maggior investitore del paese, il Government pension fund global che, con un portafoglio di oltre 355 miliardi di euro, è il fondo sovrano più grande al mondo. Come ha spiegato Sigbjørn Johnsen, ossia lo stesso ministro delle Finanze norvegesi, l'operazione «è importante se si guarda al lungo periodo». È possibile che abbia ragione, per quanto nel breve, il fondo sta perdendo con questo investimento. Dai prospetti non si capisce a quanto ammonti lo stock di titoli greci. Verosimilmente, visto che la quota di titoli governativi senza rating è pari allo 0,1% del portafoglio obbligazionario, si dovrebbe trattare di una somma piuttosto bassa: circa 150 milioni di euro. Considerando che l'investimento è stato fatto nel primo trimestre 2010, la minusvalenza è di circa il 30% (ossia 45 milioni), sia che si tratti di titoli decennali, sia quinquennali. I primi valevano 101,80 all'inizio dell'anno, erano calati a 98 a fine marzo, a 74 a giugno e valevano ieri 68 centesimi.

Non si sa bene se la decisione del governo norvegese di tenere i titoli in portafoglio, nonostante Moody's e Standard & Poor's li abbiano degradati ed esclusi dai benchmark di portafoglio, sia un atto virtuoso o dettato dalla rassegnazione. E nemmeno si sa se il fondo sovrano abbia deciso recentemente di incrementare l'investimento. Ma a questi prezzi la scommessa sui titoli greci potrebbe avere senso, anche se non si condividesse l'entusiasmo («un'opportunità») del ministro greco. In apparenza bisognerebbe diffidare, se si volesse dar retta ai commenti di Pimco (il maggior investitore mondiale in bond), che considera la Grecia in «sostanziale fallimento»; o a quelli espressi ieri da John Taylor (il capo di Fx Concepts) secondo il quale «senza un miracolo la situazione in Grecia peggiorerà e trascinerà nel vortice altri paesi nei prossimi anni».

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Tags Correlati: Atene | Fx Concepts | George Papaconstantinou | John Taylor | Moody's | Norvegia | Obbligazioni | Standard and Poor's | Yngve Slyngstad

 

Potrebbe avere senso perché il mercato già "prezza" il fallimento del debito ellenico: per la precisione una ristrutturazione che preveda il rimborso del 70% circa del valore nominale dei titoli. Quotando a 68 centesimi, le scadenze decennali sarebbero in linea con questa ipotesi, mentre quelle a 5 anni (77 centesimi) sarebbero ancora a premio. In ogni caso, ha senso il ragionamento espresso da Yngve Slyngstad, il gestore del fondo sovrano norvegese, poiché, «anche se la situazione della Grecia è difficile e continuerà a esserlo, si è compensati dagli alti rendimenti dei titoli». Ai prezzi di ieri il decennale rende l'11,93% e il quinquennale il 10,8%. In ogni caso si tratta di 9-10 punti percentuali più del bund tedesco. Anche nell'ipotesi di una ristrutturazione più severa del debito (al 50%) fa tre anni, varrebbe la penna di affrontare tali rischi.

Da notare che il fondo norvegese ha continuato a incrementare la quota in titoli di stato italiani. Erano pari a 4,2 miliardi di euro a fine 2009, avevano superato i 5 al 31 marzo e ammontavano a 5,4 miliardi a giugno: l'1,5% dell'intero patrimonio, il sesto maggior investimento in debiti sovrani dopo Usa, Regno Unito, Germania, Giappone e Francia.

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