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«La crescita del valore è in Fiat Industrial»

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2010 alle ore 08:00.


Fiat tonica in Borsa con l'avvicinarsi dell'assemblea che giovedì dovrà deliberare la scissione, primo step operativo dell'operazione che porterà il gruppo a farsi in due. Il titolo del Lingotto ha navigato per tutta la seduta controcorrente in un mercato che ha terminato le negoziazioni poco sotto la parità, con un rialzo finale dell'1,35% che ha permesso di riguadagnare la soglia dei 10 euro (ultimo prezzo 10,12 euro).


Gli analisti sono ancora convinti che la parte "sottovalutata" sia quella relativa ai camion e ai trattori che passerà alla società beneficiaria, concordando quindi nella logica che, da ultimo, ha portato JP Morgan ad assegnare a Fiat Industrial, patrimonialmente più piccola, la previsione di un valore di Borsa doppio rispetto alla Fiat dell'auto.
Il motivo è legato alle aspettative di evoluzione futura del debito. Anche se, per espressa affermazione ribadita nel documento informativo, le due società dovrebbero partire sostanzialmente alla pari quanto a indebitamento netto "industriale" (servizi finanziari esclusi), l'opinione prevalente tra gli analisti è che l'auto si troverà di fronte a un biennio di investimenti impegnativi e che probabilmente finirà per bruciare ancora cassa. Per contro, si ritiene invece che l'eccezionalità del 2009, contrassegnato da una crisi pesante dei settori in cui operano Iveco e Cnh, sia destinata a rientrare.

Considerato che la ripartizione dell'indebitamento netto industriale contenuta nel pro-forma 2009 è per l'83% su Fiat Industrial (3,67 miliardi) e per il resto su Fiat Spa (solo 741 milioni), il segnale implicito che gli analisti vi hanno letto è che quest'anno l'Auto brucerà cassa e nella stessa misura i veicoli industriali si riprenderanno, abbassando il debito. Una supposizione che si sposa sostanzialmente con le previsioni del mercato. Ma se il trend è proiettabile anche per il prossimo biennio (un report di Intermonte stimava in 3 miliardi la cassa che potrebbe essere assorbita dall'auto nel 2011-2012), l'enterprise value futuro di Fiat spa avrà, in proporzione, più debito e meno equity della parte Industrial.
Inoltre è da tener conto che oggi i parametri borsistici del gruppo sono sostanzialmente allineati con quelli (più bassi) del settore auto: Cnh, per esempio, viaggia a multipli che sono all'incirca la metà di quelli dei competitor Usa. Infine, sempre per chi è della scuola che sarà la parte Industrial ad avere le maggiori potenzialità di rivalutazione, c'è l'appeal speculativo dell'attesa di un'alleanza con qualche partner industriale che potrebbe avere riflessi nella composizione dell'azionariato. In questo senso è stata letta anche la previsione, ribadita sempre nella documentazione depositata in vista dell'assemblea, che «la maggioranza dei consiglieri di Fiat industrial sarà composta da soggetti diversi da quelli che attualmente compongono il consiglio Fiat e quello della controllante Exor o ricoprano incarichi dirigenziali nell'ambito delle due società».

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Eppure la relazione del consiglio di amministrazione sul progetto di scissione, che risale al 21 luglio scorso, sembra suggerire una sottostante motivazione aggregativa che riguarda piuttosto l'altra società, quando si dice che la parte auto «sarà messa sullo stesso livello dei suoi competitor, acquisendo la necessaria flessibilità per porre in essere ulteriori opportunità di crescita con la massima libertà di perseguire le migliori scelte strategiche, anche in termini di alleanze, potenziando la propria autonomia ed efficienza».
Ad ogni modo lo statuto di entrambe le società conterrà clausole contro le scalate ostili, concedendo al consiglio «facoltà di compiere, senza necessità di autorizzazione dell'assemblea, tutti gli atti e le operazioni che possono contrastare il conseguimento degli obiettivi di un'offerta pubblica di acquisto o di scambio», anche prima che l'Opa sia formalizzata.
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