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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2010 alle ore 08:05.
Prego, entri. No, resti fuori. C'è traffico, all'ingresso delle banche, dove si accalcano gli uomini del Carroccio. Sergio Chiamparino sarà anche il leghista gentile, come il sociologo à la page Luca Ricolfi lo chiama ironizzando sulla caratura territoriale della sua identità democrat. Ma, verso i leghisti originali, non si è dimostrato poi così amichevole. Il sindaco di Torino, a inizio settimana, ha scritto una lettera al presidente del consiglio comunale, il rifondatore comunista Giuseppe Castronovo, in cui ha annunciato che toccherà a Patrizia Polliotto, avvocato, entrare in consiglio generale della Compagnia di San Paolo. Il 23 settembre, giovedì prossimo, l'iter formale verrà completato con la comunicazione del nome a Angelo Benessia e a Piero Gastaldo, presidente e segretario della fondazione che controlla quasi il 10% di Intesa Sanpaolo. Dunque, hanno ricevuto lo stop ufficiale le residue speranze del Carroccio di mettere un piede dentro al sacrario della finanza laica e cattolico progressista piemontese. La Polliotto, che affiancherà l'americanista Gian Giacomo Migone (uomo della classica borghesia intellettuale di sinistra) in sostituzione del sociologo Bruno Manghi (dimissionario) e di Suor Giuliana Galli (salita alla vicepresidenza), è infatti la compagna di Aldo Scarabosio, senatore del Pdl legato a Enzo Ghigo e a Guido Crosetto. Ratificando una decisione presa questa estate, Chiamparino ha scelto di passare la palla ai berluscones, lasciando con un pugno di mosche il governatore Roberto Cota. Una conseguenza anche della caduta dell'ipotesi di lista civica, sotto il cappello di Chiamparino, in cui convergessero, su un candidato sindaco bipartisan come il rettore del Politecnico Franco Profumo (di area progressista, ma anche vicino al ministro Gelmini), i voti della società civile di sinistra e del Carroccio. Ma anche l'effetto della mancanza di un nome forte da spendere: i leghisti, alla fine, non riescono ad arruolare "amici" pesanti fra la borghesia cittadina. Dunque, a Torino, nell'assalto alle banche e nelle fondazioni ex bancarie, per la Lega non è che le cose siano messe benissimo. A Milano, invece, la situazione è diversa. «Massimo Ponzellini lo abbiamo nominato noi», ha detto Bossi riferendosi all'ex prodiano che ha sostituito Roberto Mazzotta ai vertici della Popolare di Milano. In Cariplo, nei prossimi mesi non ci sono finestre tecniche in cui i leghisti, che nella Commissione centrale di beneficenza (l'equivalente del board) già esprimono il varesotto Luca Galli, possano piazzare altri esponenti. La partita vera sarà nel 2013 alla scadenza di Giuseppe Guzzetti, confermato nel 2010 con i voti della Lega e con un rapporto strettissimo con Giancarlo Giorgetti, presidente della Commissione Bilancio (la stessa di Cirino Pomicino). Molto più fluido, invece, lo scenario in Veneto, dove le acque di Cariverona (titolare del 4,63% di UniCredit) sono agitate dalle ricadute dell'aumento della quota libica in Piazza Cordusio. Ieri si è riunito il consiglio generale per il rinnovo di 25 dei 32 componenti. Nella fondazione presieduta da Paolo Biasi, sette nomi sono stati scelti fra le terne presentate dalle amministrazioni locali controllate dalla Lega. Il consiglio, però, ha una funzione soprattutto di orientamento delle risorse legate alle erogazioni. Sotto il profilo del potere, a contare è il cda, che verrà rinnovato il 22 ottobre, in concomitanza con la designazione del presidente. Da verificare se il dualismo fra il governatore Luca Zaia, che in questi giorni ha strillato molto contro l'aumento della quota dei libici ma che non ha una presa azionaria su UniCredit, e il sindaco di Verona Flavio Tosi, "azionista" tramite Cariverona, modificherà gli equilibri intorno a Paolo Biasi. Per ora nessun segnale lascia presagire che si possa incrinare l'alleanza fra Biasi e Tosi, che mira alla vicepresidenza della fondazione per l'ex sindaco Giovanni Maccagnagni, leghista doc. Il trevigiano Zaia, almeno per ora, non riesce a scalzare da Cassamarca (in portafoglio lo 0,8% di Piazza Cordusio) Dino De Poli. Il presidente, un democristiano di sinistra di lungo corso che già nel 1987 presiedeva una Cassamarca ancora cassa di risparmio, ha finora beneficiato di un rapporto di amichevole non belligeranza con l'amministrazione di Treviso, rappresentata prima da Giancarlo Gentilini e poi Gian Paolo Gobbo, che infatti, all'ultimo giro, ha nominato in consiglio Franco Andreatta: non un leghista, ma un cattolico di sinistra, dunque perfetto per De Poli. I vertici saranno rinnovati nel 2012. Due anni in cui Zaia proverà a togliere la terra da sotto i piedi al presidente di Cassamarca, classe 1929.