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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2010 alle ore 07:56.
A Tripoli sanno che vengono additati come il "casus belli" della crisi al vertice di UniCredit che sta investendo l'amministratore delegato del gruppo, Alessandro Profumo. In particolare si fa risalire l'escalation all'acquisto della quota della Lia, recentemente incrementata di mezzo punto e rivelata da Il Sole 24 Ore venerdì scorso. Ma nella capitale libica, da dove si manovrano "autonomamente" le varie partecipazioni che complessivamente portano a oltre il 7,50%, si oppone un'altra versione.
Anzitutto le dinamiche attorno all'ingresso del capitale di Lia ad agosto e all'incremento di metà settembre: «Non è vero che era informato solo Profumo – si sottolinea in ambienti finanziari libici – sapeva tutto anche il presidente Dieter Rampl», il quale sembra fosse rimasto sempre in contatto con l'uomo forte di Tripoli in cda, il governatore della Banca Centrale, Farhat Omar Bengadara, che ricopre la carica di vice presidente. Una precisazione non da poco, visto che i soci da tempo critici con l'amministratore delegato, in particolare le fondazioni, hanno incaricato proprio il presidente bavarese si fare chiarezza su quello che stava accadendo sul fronte della governance. Non solo: «Oltre a Rampl anche un altro consigliere che rappresenta una quota molto importante non lontano dal "tetto" del 5%, che oggi fa parte degli oppositori era ben informato degli acquisti» aggiunge la fonte vicina al dossier.
Il ragionamemtno che gli ambienti libici fanno è: «Non siamo stati noi a determinare questo scombussolamento, la questione-Profumo è da tempo che i soci la stanno ponendo». Questione posta non certo dai libici, che nell'a.d. ripongono la loro fiducia, tanto che se oggi si arrivasse ad una conta in cda voteranno a favore di Profumo (e confidano di non essere soli). Insomma, per Tripoli la crisi al vertice non è determinata dallo loro presenza, «che è sempre stata amichevole e improntata alla logica dell'investimento a lungo termine, perchè crediamo in UniCredit». Posizione del resto espressa nella lettera alla Consob in cui si risponde ai quesiti sulla trasparenza delle comunicazioni. Ma allora non è stata determinante la pressione della Lega, che si è fatta crescente dopo l'incremento della Lia? «Con i vertici della Lega, quelli veri, siamo in ottimi rapporti» spiega un altro official da Tripoli. Che ricorda come nel 2008 l'ingresso della banca centrale libica con il 5% avvenne quando Cariverona non partecipò alla ricapitalizzazione.