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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2010 alle ore 09:04.
Fabio Arigoni, ex amministratore unico di Telefox e Telefox International, due delle società coinvolte nel maxi-riciclaggio di 2 miliardi di euro su cui indaga la Procura di Roma, si é costituito nei giorni scorsi alle forze dell'ordine. Arigoni, riferiscono fonti vicine agli inquirenti, avrebbe iniziato a collaborare con i magistrati, rivelando elementi che avrebbero portato ad un aggravamento delle posizioni di alcuni degli ex dirigenti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle indagati e di alcuni degli artefici della truffa. Tra questi, Gennaro Mokbel, considerato dagli inquirenti il capo dell'associazione a delinquere, la moglie Giorgia Ricci, l'ex ufficiale della Guardia di Finanza, Luca Berriola, il consulente Carlo Focarelli, uomo vicino a Mokbel.
L'inchiesta sul riciclaggio internazionale da oltre 2 miliardi di euro, condotta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, e ha coinvolto anche le aziende Telecom Italia Sparkle, potrebbe a breve registrare ulteriori sviluppi investigativi. «Il sistema delle truffe carosello, degli affari illeciti phonecard e traffico telefonico - si sottolinea - hanno avuto una spiegazione da parte di Arigoni, molto puntuale». In particolare diversi alti dirigenti d'azienda sarebbero stati chiamati in causa dal manager.
Le rivelazioni di Arigoni avrebbero svelato ai Pm nuovi scenari che presto potrebbero portare a nuovi sviluppi investigativi. Al manager, 57 anni, é contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio internazionale. Arigoni era latitante dallo scorso febbraio.
Nei giorni scorsi, intanti, l'ex senatore del Pdl, Nicola Di Girolamo, coinvolto nella stessa inchiesta ha concordato di patteggiare con la Procura di Roma una pena di cinque anni e la restituzione di quattro milioni e 700 mila euro, provento dell'attività di riciclaggio.