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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 18:48.
Manager che vanno, manager che restano. Alessandro Profumo, che con una buonuscita da 40 milioni di euro lascia la guida della più europea delle banche italiane (vale 34 miliardi di euro e conta un forte presenza nell'Est). È stato per 15 anni tra i protagonisti di una piccola schiera di manager italiani che guidano o occupano posizioni rilevanti in multinazionali. Si contano sul palmo di una mano ma il prestigioso elenco conta oggi nomi come quello di Sergio Marchionne (Fiat) a Vittorio Colao (Vodafone), Carlo Bozotti (Stm), Gianfranco Lanci (Acer), Giuliano Beretta (Eutelsat).
Senza dimenticare Mario Draghi, che prima di diventare governatore della Banca d'Italia era a Londra nella veste di membro del management Committee di Goldman Sachs. Oppure Mario Monti, advisor di Goldman Sachs dopo la carriera di commissario europeo alla concorrenza. Mentre l'ex ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco dal 2006 è vice-presidente di Morgan Stanley (dal 2010 è anche presidente di Assogestioni, l'Associazione italiana del risparmio gestito), la stessa carica che Francesco Caio ha ricoperto in Lehman Brothers International, prima che l'istituto dichiarasse bancarotta nel 2008. Caio è oggi vicepresidente di Nomura International.
Nell'ultimo anno, caratterizzato da una serie di ribaltoni nelle poltrone nelle più grandi aziende, il made in Italy dei manager italiani si è distinto in modo particolare. L'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha ricevuto i complimenti dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nella fabbrica di Jefferson North, dove la Chrysler - società partecipata da Fiat dopo un'operazione condotta lo scorso anno in prima linea dallo stesso Marchionne e che consente a Fiat l'opzione di arrivare a detenere il 51% della nuova compagnia dal 2013 - produce la Jeep Grand Cherokee.
Il 49enne bresciano Vittorio Colao, figlio di un ufficiale dei carabinieri, dal 2008 ha sostituito Aurin Sarin nella carica di ad di Vodafone. Nel 2009 ha guadagnato (tra stipendio e bonus) 2,24 milioni di euro. Ha recentemente portato a termine la cessione della partecipazione in China Mobile con cui la compagnia telefonica ha incamerato 4,3 miliardi di sterline. Mentre non esclude una fusione con il colosso statunitense Verizon, di cui Vodafone già detiene il 35 per cento. in una recente intervista al Financial Times ha dichiarato di avere ottimi rapporti con il presidente John Bond. Quest'ultimo, però, potrebbe avere le ore contate dato che non è ben visto da molti azionisti che nell'assemblea di luglio hanno votato contro la sua rielezione contestando le «disastrose» acquisizioni effettuate da Vodafone negli ultimi anni.