Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 09:16.
La miglior difesa è l'attacco. Deve averlo pensato Bill Doyle, ceo della canadese Potash, quando ha deciso di chiamare in causa, presso una Corte di Chicago, il gruppo minerario anglo-australiano Bhp Billiton. Lo scopo è quello di prevenire il takeover ostile da 39 miliardi di dollari lanciato da Bhp su Potash.
La denuncia riguarda «comunicati contenenti falsità e fuorvianti» e cita la formulazione «insolitamente coercitiva» dell'Opa ostile, che offre solo 130 $/azione (la borsa da oltre un mese è stabilmente sopra 140 $) e che non indica la quota minima perché sia dato corso all'acquisizione, elemento, questo, che può danneggiare gli azionisti indecisi.
Sembra che i vertici di Potash, nonostante la risposta della Borsa e l'interesse crescente verso i sali di potassio per uso agricolo, temano seriamente un successo dell'Opa.
Da parte di Pechino non si vedono ancora ostacoli forti. Il più grande acquirente di fertilizzanti non gradisce che nel settore cresca la presenza del più importante gruppo minerario mondiale. Tuttavia un rilancio sarebbe molto costoso e dovrebbe affrontare gli stessi ostacoli già incontrati da Bhp, se non di più.
Si profila però una mossa di Sinochem, che controlla il più grande trader cinese di fertilizzanti: secondo il Financial Times, Sinochem avrebbe affidato a Deutsche Bank e a Citigroup la ricerca di una strategia che ostacoli il takeover di Bhp. Sembra che Sinochem possa concordare l'acquisizione di una quota minoritaria di Potash, tale da scoraggiare altri assalti. La stessa strategia adottata a inizio 2008 da Chinalco, che aveva rilevato il 9% della Rio Tinto per frenare l'Opa che su quest'ultima era stata lanciata sempre da Bhp.
Marius Kloppers, ceo di Bhp, continua a tessere la sua tela, arruolando consulenti canadesi di vaglia, confermando l'intenzione di non aderire a cartelli (oggi i due big nordamericani, Potash e Mosaic, vendono i sali di potassio tramite Canpotex), e allargando le mire all'uranio del Saskatchewan, la stessa provincia in cui opera Potash.
© RIPRODUZIONE RISERVATA