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Vaticano: pronti a chiarire sullo Ior

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2010 alle ore 09:23.

Il clamore suscitato nella stampa internazionale dal sequestro di 23 milioni di euro dello Ior destinati a due distinte operazioni di bonifico a favore di JP Morgan Frankfurt (20 milioni) e della Banca del Fucino (3 milioni) inducono la Segreteria di Stato vaticana a tornare ancora una volta sulla vicenda. Dopo l'Avvenire e l'Osservatore Romano, ieri è toccato al direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, difendere l'operato del presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, e del direttore generale, Paolo Cipriani, indagati dalla Procura di Roma per omissioni in violazione della normativa antiriciclaggio. Lo fa in una lettera, «a difesa del buon nome» dello Ior e dei suoi dirigenti, indirizzata al Financial Times. La Santa Sede, scrive Lombardi, ribadisce «la sua totale fiducia nei dirigenti» dello Ior, e «la volontà della piena trasparenza delle operazioni finanziarie da esso compiute». Per il prelato, «il problema con cui abbiamo a che fare è stato causato da un equivoco, che ora si sta esaminando, tra lo Ior e la banca che ha ricevuto l'ordine di trasferimento», vale a dire il Credito Artigiano, istituto controllato dal Credito Valtellinese.

La natura e lo scopo delle operazioni oggetto d'indagine - ribadisce padre Lombardi - potevano essere chiariti con estrema semplicità e rapidità, trattandosi di operazioni di tesoreria di cui è destinatario lo stesso Istituto su conti di sua pertinenza esistenti presso altri istituti di credito». Quanto a Gotti Tedeschi, il rappresentante vaticano sottolinea che ha lavorato «con grande impegno per assicurare la trasparenza delle attività dello Ior. Un impegno svolto per mandato esplicito delle massime autorità vaticane e del Consiglio di sorveglianza dell'Istituto». Lombardi ricorda che «sono in corso intensi e fecondi contatti con la Banca d'Italia, con l'Unione Europea e con gli organismi internazionali competenti» per includere la Santa Sede nella 'white list' dell'Ocse. Da qui la «perplessità e meraviglia per una iniziativa di indagine della Procura di Roma, proprio mentre questo impegno e questi contatti sono in corso con la migliore buona volontà di arrivare rapidamente a soluzioni stabili».

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Tags Correlati: Banca d'Italia | Banca del Fucino | Banca Vaticana | Chiesa Apostolica Romana | Credito Artigiano | Federico Lombardi | Fondi comuni | Giovanni De Censi | JPMorgan Chase | Maria Teresa Covatta | Ocse | Paolo Cipriani | Roma

 

Sul fronte giudiziario, i magistrati prendono atto della volontà vaticana di chiarire l'“equivoco”, si dicono disponibili, in tal caso, a sbloccare i fondi sequestrati, e restano in attesa di una iniziativa spontanea degli indagati per spiegare in maniera formale i punti ancora oscuri della vicenda. Che non sono pochi. A partire dalla mole delle somme transitate per l'oramai famoso conto 49557 aperto presso il Credito Artigiano su cui sono stati sequestrati i 23 milioni. Nel decreto di sequestro preventivo, il gip Maria Teresa Covatta rileva che tra il 31 dicembre 2007 e il 30 novembre 2009 nelle voci di uscita (116,3 milioni) e quelle di entrata (117,6 milioni) si registrano operazioni che lasciano aperto più di un dubbio. Non si spiega come mai nel 2009, in tre occasioni (17 marzo, 17 giugno, 16 settembre), sul conto in questione vengano effettuati versamenti (da 22 milioni il primo, da 25 milioni gli altri) provenienti dalla estinzione di altri conti dello Ior «verosimilmente accesi presso lo stesso Credito Artigiano». Non solo. Sul conto 49557 vengono versati in due anni assegni circolari per 2,1 milioni. «Tali versamenti - scrive il gip - si riferiscono ad assegni tratti da altri su banche terze, a favore di numerosi soggetti ora non elencabili nel dettaglio, ma in ogni caso mai coincidenti con lo Ior, che vi appone solo il timbro di girata». Insomma, all'apparenza non proprio «operazioni di tesoreria».

Quanto alle indiscrezioni di stampa secondo cui dietro alla denuncia che ha portato all'inchiesta ci sarebbe Giovanni De Censi, presidente del Credito Valtellinese e consigliere dello Ior, fonti vaticane le bollano come «risibili». Al di là delle dietrologie resta il fatto che, come anticipato il 21 settembre dal Sole 24 Ore, la segnalazione alla Banca d'Italia da cui è nata l'inchiesta è partita il 14 settembre scorso dal Credito Artigiano. La banca segnalò la richiesta dello Ior di effettuare i bonifici da 23 milioni e l'impossibilità di adempiere agli «obblighi rafforzati di adeguata verifica» chiedendo di disporre la eventuale sospensione dei bonifici.

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