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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2010 alle ore 09:24.
Solo qualche giorno fa il suo gigantesco acceleratore di particelle avrebbe riprodotto la materia del Big Bang, l'origine dell'Universo. Ma al Cern, l'ente sovranazionale che dirige il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, il Big Bang rischiano di avercelo in casa.
Il fondo pensione dell'organizzazione ginevrina è infatti una mina pronta a esplodere. Con quel deficit balzato a fine 2009 a quota 2,6 miliardi di franchi svizzeri come rivela la Corte dei Conti italiana, auditor dell'ente. Il buco nei conti del fondo non è episodico e sta tra l'altro avvitandosi: nel 2007 il deficit era di 274 milioni, salito a 1,34 miliardi nel 2008 e ora a superare quota 2,5 miliardi. Una spirale preoccupante che ha indotto l'attuario incaricato di monitorare l'andamento del fondo a dichiarare che « la stabilità non è assicurata». Il tasso di finanziamento è sceso infatti al 60%.
Di tale portata è oggi la sottocapitalizzazione del fondo, provocata tra l'altro dal cambio nel tasso di sconto, ma anche dalle perdite finanziarie dovute alla crisi del 2008 e che non sono state pienamente compensate. E così il blasone della grande ricerca applicata ai misteri del nucleo si scontra con la più prosaica realtà dei freddi numeri della finanza. Troppo pochi denari accantonati per garantire le pensioni ai ricercatori e qualche scommessa azzardata sui mercati finanziari, mettono in fibrillazione il prestigioso organismo internazionale. Secondo il revisore peserebbe sul fondo anche il rischio su prodotti derivati per un valore nozionale di 1,4 miliardi di franchi svizzeri. Un rischio che vale oltre il 30% dell'intero attivo dell'istituto.
Eppure gli anni bui sul fronte del conto economico del Cern sono alle spalle. Dalle perdite per 500 milioni accumulate fino al 2006, si è passati a surplus di bilancio. Ora quei soldi potrebbero essere manna per il fondo pensione disastrato.