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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 09:14.
«Non abbiamo nulla da nascondere. Abbiamo chiesto noi di essere interrogati, tutto è stato fatto secondo le regole. C'è stato un equivoco, speriamo di avere chiarito in questa sede». Il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, interrogato dai magistrati di Roma che lo indagano per omesse dichiarazioni in violazione della normativa antiriciclaggio, insieme al d.g. Paolo Cipriani, ha ribadito quanto sostenuto pubblicamente nei giorni scorsi: alla base della vicenda che ha portato al sequestro preventivo allo Ior di 23 milioni di euro, depositati presso una filiale romana del Credito Artigiano, c'è stato «un errore, un malinteso tra istituti bancari».
L'interrogatorio di Gotti Tedeschi e Cipriani, accompagnati dall'avvocato Vincenzo Scordamaglia, è durato quattro ore. La linea difensiva seguita davanti al procuratore aggiunto Nello Rossi e al sostituto Stefano Rocco Fava ha ricalcato quella ufficiale già sostenuta dall'Avvenire, dall'Osservatore romano e dal direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. La somma sequestrata, è la tesi, serviva allo Ior ad acquisire titoli di Stato tedeschi. A tal fine la banca vaticana, lo scorso 6 settembre, ordinò al Credito Artigiano di trasferire parte dei 23 milioni depositati sul proprio conto alla Jp Morgan di Francoforte, indicando i soggetti e lo scopo dell'operazione. Ed è qui che sarebbe stato commesso l'errore. Per i magistrati lo Ior e i suoi massimi rappresentanti avrebbero chiesto al Credito Artigiano di eseguire operazioni vietate dalla legge. La normativa antiriciclaggio prevista impone infatti alla banca vaticana di impegnarsi formalmente con gli istituti di credito italiani a identificare i propri clienti e ad assolvere agli obblighi di verifica.
Nel caso del Credito Artigiano gli accordi con lo Ior per applicare la normativa in materia di antiriciclaggio erano ancora in fase di definizione e non erano applicabili. «Era un'operazione di giroconto, di tesoreria – ha spiegato Gotti Tedeschi ai pm – il cui destinatario era lo stesso Ior su conto di sua pertinenza. A testimoniare ulteriormente la nostra buona fede va ricordato che lo stesso giorno lo Ior ha fatto un'altra operazione analoga tra la Deutsche Bank Italia a la Deutsche Bank tedesca. Sarà pure potuto sfuggire un errore, non so dire di chi, ma sempre involontario». Il presidente dello Ior ha quindi ricordato che «la Santa Sede ha attivato intensi e fecondi contatti con la Banca d'Italia, con l'Ue e con tutti gli organismi internazionali competenti, dall'Ocse al Gafi (Financial action task force), al fine di arrivare, entro fine anno, al completamento di tutte le procedure necessarie all'inclusione della Santa Sede nella "white list" dell'Ocse che riunisce i paesi che aderiscono alle norme antiriciclaggio».