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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 08:37.
Il sistema finanziario resta "il tallone d'Achille" della ripresa economica mondiale e ad aggravarne i problemi hanno contribuito pesantemente negli ultimi sei mesi le difficoltà del debito pubblico, soprattutto dei paesi europei.
Il corto circuito fra vulnerabilità del sistema finanziario e debolezza dei bilanci pubblici suscita l'allarme del Fondo monetario. «Sono queste le ragioni - ha detto ieri il direttore del dipartimento mercati dei capitali dell'Fmi, José Vinals - per cui non è tornata la fiducia sui mercati finanziari, che restano sensibili a sorprese negative e possono ripiombare rapidamente in uno stato di crisi».
Fra i paesi europei, il Fondo nota nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria globale diffuso ieri, che l'Italia e la Grecia presentano un rischio più alto di altri per i conti pubblici in caso di crescita economica inferiore al previsto, in quanto hanno sia un alto livello del debito (118,4% del prodotto interno lordo nel caso del nostro paese) e ampi stabilizzatori automatici. In una tabella comparata del rapporto, sugli indicatori di vulnerabilità, si rileva peraltro che l'Italia ha nel 2010 una delle migliori situazioni di bilancio primario (al netto degli interessi), con un disavanzo dello 0,8 per cento. «Non diciamo però - ha precisato Vinals - che il debito pubblico è insostenibile in tutti i paesi europei, ma che è molto alto, in qualche caso a livelli senza precedenti».
Il Fondo segnala alcuni miglioramenti: le banche americane ed europee hanno alzato, in media, i propri ratio di capitale oltre il 10%; tre quarti di tutte le perdite attese a causa della crisi (2.200 miliardi di dollari, in calo di 100 miliardi rispetto alle stime dell'aprile scorso) sono già state svalutate oppure oggetto di accantonamenti nei bilanci bancari, le regole di Basilea 3 per rafforzare i requisiti patrimoniali sono state approvate (anche se il Fondo vuole che la regolamentazione venga estesa alle istituzioni non bancarie).
Ma il sistema finanziario europeo, proprio per la sua interazione con i problemi dei conti pubblici, resta al centro delle preoccupazioni dell'Fmi. Le banche europee rappresentano il grosso dei 4mila miliardi di dollari di rifinanziamenti che il sistema bancario mondiale deve effettuare entro i prossimi due anni. Il fatto che gli istituti di credito europei si finanzino soprattutto sui mercati all'ingrosso le rende più vulnerabili a shock negativi per la fiducia dei mercati, dei quali lo stato delle finanze pubbliche è il più pericoloso. Negli Stati Uniti, invece, i principali fattori di rischio individuati dall'Fmi sono l'indebitamento delle famiglie e l'evoluzione del mercato immobiliare.