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Ior fa ricorso per il dissequestro

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 08:08.


CITTÀ DEL VATICANO
Gli enti economici della Chiesa devono «rafforzare non solo le proprie capacità, ma anche la loro credibilità, per non compromettere quella della Chiesa». Interviene sulla prima pagina dell'Osservatore Romano il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi. Il nome della banca vaticana non viene mai fatto esplicitamente, ma il suo presidente - iscritto di recente nel registro degli indagati della procura di Roma per una vicenda di anti-riciclaggio insieme al direttore generale Paolo Cipriani – spiega che, pur senza modificare la propria natura giuridica, tali enti sono obbligati a maggiore «trasparenza» dalla crisi economica e dalla globalizzazione. Parole che confermano la linea ribadita in questi giorni in cui lo Ior è tornato alla ribalta. «I tempi attuali – scrive Gotti Tedeschi, che dell'Osservatore è collaboratore assiduo da quando la direzione è affidata a Gian Maria Vian – sono influenzati da una fase accelerata di globalizzazione e da una crisi economica che non si risolverà a breve. Entrambi i fattori richiedono l'adattamento a nuove esigenze di comportamento, anche da parte dei diversi enti economici della Chiesa, che devono adoperarsi per ottimizzare, con efficacia, la gestione e l'uso delle risorse necessarie alle opere di religione - amministrate direttamente o attraverso le strutture degli enti stessi, congregazioni e diocesi - affinché la loro azione non si indebolisca a fronte di incertezze sconosciute e di nuovi possibili rischi». Insomma, gli enti economici della Chiesa «in tali complesse condizioni, devono rafforzare non solo le proprie capacità, ma anche la loro credibilità, per non compromettere quella della Chiesa. Ciò può significare, all'occorrenza, il dovere di adeguarsi a esigenze esterne e globali, che richiedono maggiori informazioni e più trasparenza nelle attività finanziarie. Senza modificare la propria natura giuridica, unica al mondo e necessaria alla propria missione. Ma, anzi, salvaguardando questa natura con il miglioramento delle capacità operative, in modo esemplare e coerente con il necessario spirito etico che deve distinguere il comportamento generale, e tanto più quello delle strutture della Chiesa». Questo «atteggiamento complessivo di disponibilità», precisa il presidente dello Ior, «è indispensabile per facilitare la partecipazione al progetto di costruzione di quella società globale auspicata da Benedetto XVI e per la quale operano i suoi più stretti collaboratori, e per garantire, nelle attività temporali, una presenza incisiva dei valori cristiani».

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Tags Correlati: Banca d'Italia | Banca del Fucino | Banca Vaticana | Benedetto XVI | Chiesa Apostolica Romana | Gian Maria Vian | JPMorgan Chase | Marcello Condemi | Ocse | Paolo Cipriani | Roma | Uif |

 

Intanto ieri si è appreso che lo Ior intende impugnare al tribunale del riesame di Roma il sequestro di 23 milioni di euro disposto su iniziativa degli inquirenti che accusano i vertici dell'istituto di non aver ottemperato alle prescrizioni previste per la movimentazione di danaro. Ad annunciarlo è stato l'avvocato Vincenzo Scordamaglia, difensore di Ettore Gotti Tedeschi, presidente della banca vaticana, e di Paolo Cipriani, direttore generale, indagati per omissioni legate alla normativa antiriciclaggio. Prosegue intanto il lavoro dello Ior con l'obiettivo di far entrare la Santa Sede nella withe list dell'Ocse: la banca vaticana è assistita in questo percorso da Marcello Condemi, ex alto dirigente di Banca d'Italia dove per anni si è occupato di anti-riciclaggio.
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L'INCHIESTA IN CORSO

Le origini del sequestro
La procura di Roma ha ottenuto dal giudice per le indagini preliminari il sequestro preventivo di 23 milioni di euro sul conto corrente intestato allo Ior presso il Credito artigiano. La misura fa seguito alla sospensione per sospetta violazione della normativa antiriciclaggio disposta dall'Uif sui due bonifici che la banca vaticana aveva chiesto di eseguire in favore della Banca del Fucino e di JP Morgan Frankfurt

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