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Prezzi del caucciù in tensione

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2010 alle ore 08:07.


Consumi in forte aumento, piantagioni vecchie e sempre meno produttive, clima impietoso nei maggiori paesi esportatori. Per la gomma naturale, già ai massimi da cinque mesi sul mercato dei futures di Tokyo, non sarà facile sfuggire a ulteriori rincari.
Il quadro che sta emergendo dalla conferenza mondiale del settore, in corso a Kochi, nell'India meridionale, indica una crescente tensione dei fondamentali. Per l'International Rubber Study Group (Irsg) nel 2010 si profila un aumento della domanda del 12,7% a 23,9 milioni di tonnellate, di cui 10,3 di gomma naturale (+9,6%) e 13,6 sintetica (+15,3%). Un risultato frutto della ripresa economica globale, ma che sembra legato soprattutto allo sviluppo sempre più intenso dell'industria automobilistica cinese e indiana. «I prezzi stanno salendo ogni giorno più in alto», conferma Paul Sumade Lee, dirigente del gruppo thailandese Sri Trang Agro-Industry, primo produttore ed esportatore mondiale di caucciù, con un output previsto di 850mila tonnellate quest'anno. «Non so quanto potranno ancora salire. La risposta dipende da quanto riescono a crescere l'India e la Cina».
Pechino in particolare è il motore trainante dei consumi di gomma. Nel 2009 la Repubblica popolare ha strappato agli Stati Uniti il primato della produzione di autoveicoli, con 13,6 milioni di immatricolazioni. E quest'anno, secondo l'Association of Natural Rubber Producing Countries (Anrpc), le sue importazioni di caucciù potrebbero salire ulteriormente, sia pure di poco (da 1,591 a 1,6 milioni di tonnellate), aggiornando il record storico.
Sul fronte della produzione, tuttavia, la situazione è tutt'altro che rosea. Il fenomeno meteorologico conosciuto come la Niña sta portando un eccesso di pioggia in Thailandia e in Indonesia. E i due paesi, che sono i maggiori esportatori mondiali di gomma, rischiano entrambi di dover ridimensionare le stime sulla raccolta. La Sri Trang calcola che Bangkok finirà col produrre il 9% in meno del previsto, ossia 3 milioni di tonn. (contro 3,16 nella passata stagione), mentre Giakarta dovrà accontentarsi di 2,4 milioni di tonn (-7,7%), una quantità simile a quella del 2009.

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Tags Correlati: Cina | India | Indonesia | International Rubber Study Group | Paul Sumade | Sri Trang Agro-Industry | Stephen Evans | Thailandia | Trasporti e viabilità

 

Il problema non è comunque soltanto di ordine meteorologico e non si risolverà dopo il passaggio della Niña. «Il mercato resterà in forte tensione per altri tre o quattro anni», afferma Stephen Evans, segretario generale dell'Irsg. «La domanda cresce, ma la produzione di caucciù non riuscirà a farlo con la stessa velocità perché le piantagioni sono vecchie». E a quanto pare i coltivatori stanno rinviandone il rinnovo, proprio a causa dei prezzi di vendita elevati. Un nuovo albero richiede infatti qualche anno di crescita prima di iniziare a produrre lattice.
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