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Autogrill cede Alpha Flight. Dubai gestirà i menu aerei

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 15:29.

Autogrill dice addio al business dei menu a bordo degli aerei. A tre anni dall'acquisto, il big mondiale di duty free e ristorazione della famiglia Benetton vende, per 100 milioni di sterline, Alpha Flight, la divisione di catering in volo, allo sceicco Al Maktoum di Dubai proprietario anche della prestigiosa compagnia aerea Emirates. Con un'operazione lampo, assistita da Ubs per la parte finanziaria e lo studio Bonelli Erede Pappalardo per quella legale, Autogrill porta a casa tre risultati: esce da un business non strategico, incassa un plusvalenza e riduce il debito.

Secondo indiscrezioni finanziarie i compratori di Dubai, la società Dnata cugina di Emirates per via dell'azionista comune il fondo sovrano Icd, avrebbero valutato Alpha 215 milioni di sterline: i 100 milioni pattuiti come prezzo (che potrebbero salire di altri 6,5 grazie a una clausola di earn out) più circa 60 milioni di debiti accollati più il valore di alcune minorities presenti in società sottostanti del gruppo Alpha. Nel 2007, quando lanciò un'Opa per conquistarla, Autogrill aveva valutato tutta Alpha (compresa una parte di retail e concessioni che Autogrill ha tenuto per sé e non vende) 260 milioni di sterline (debito compreso). Rivendendo una parte a 216 milioni, l'ad Gianmario Tondato riduce di 160 milioni l'indebitamento (tra liquidità che entra e debito deconsolidato).

Delle tre gambe su cui poggia il business (lo storico business della ristorazione autostradale, le catene di duty free e i pasti sugli aerei), Autogrill ne "taglia" dunque una. Dietro la decisione, motivazioni industriali e finanziarie. Quella del catering è una terza gamba non così strategica per il gruppo: Alpha pesa per appena il 7% del giro d'affari e senza avere integrazioni con le attività principali per Autogrill. Per cui, di fronte a un'offerta allettante (Tondato è riuscito a valorizzare Alpha quasi sei volte il Mol, in linea con le valutazioni di altri concorrenti quotati), il gruppo ha colto al volo un'opportunità per razionalizzare il gruppo, focalizzarsi sul core business e in più portare a casa anche una plusvalenza, stimata in 20 milioni di sterline, che potrebbe aiutare il ritorno del gruppo al dividendo (dopo due anni di digiuno); circostanza che ovviamente non sarebbe sgradita né agli azionisti, né agli investitori. Chiaramente la vendita cambia un po' i numeri di Autogrill, visto che Alpha fa comunque 360 milioni di sterline di ricavi: il colosso mondiale chiuderà il 2010 con un giro d'affari di 5,6 miliardi (erano 5,8 nel 2009 ma vanno rivisti a 5,3 senza Alpha) e un Mol a 590 milioni.

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Tags Correlati: Benetton | Dnata | Dubai | Emirates | Gianmario Tondato | Opa e Opv |

 

Dopo tredici anni dalla quotazione, nel corso dei quali Autogrill ha sempre comprato aziende fino a diventare una delle poche vere multinazionali del Paese, Tondato mette la firma dietro la prima dismissione del gruppo. Ma a ben vedere, più che dismettere è come se Autogrill si sia messa gli abiti di un private equity: compra un'azienda, ne conserva per sé gli asset di interesse, la riordina e la rimette sul mercato guadagnandoci. La differenza è che il gruppo non ha fatto una mera operazione finanziaria sbarazzandosi di una divisione non più utile, perché vende una società comunque redditizia (e infatti il management verrà mantenuto) e a comprare è un gruppo con 50 anni di storia specializzato nel catering aereo.

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