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Finanza e Mercati In primo piano

Stretta Ue sui big dell'audit, nel mirino le big four

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2010 alle ore 08:06.

BRUXELLES. Dopo le agenzie di rating arriva il turno delle società di revisione contabile. L'anno prossimo Michel Barnier presenterà una proposta di direttiva Ue per regolamentarne l'attività nell'Unione. Di qui il processo di consultazione con tutte le parti interessate lanciato ieri e che si concluderà l'8 dicembre: entro tale data dovranno pervenire a Bruxelles le risposte a una serie di domande sullo stato di salute e di credibilità di un'industria che di fatto riposa su un oligopolio impenetrabile.

Sono infatti le Big Four, cioè Deloitte&Touche, Ernst&Young, Pricewaterhouse Coopers e Kpmg, con quote di mercato spesso superiori al 90% (in Gran Bretagna arrivano al 99%) a fare e disfare gli audit delle società quotate in Borsa nella schiacciante maggioranza dei 27 paesi dell'Unione europea.

Dopo il fallimento di Arthur Andersen meno di 10 anni fa sul crack Enron, dopo quello, ancora una volta senza campanelli di allarme, di Lehman Brothers due anni fa con conseguenze che ancora mordono sulla pelle dell'economia globale, la lezione da tirare è una sola: «Per le società di revisione lo status quo non è un'opzione» ha avvertito il commissario Ue a Mercato unico e Servizi finanziari.

E allora ecco alcune delle domande che Barnier intende sottoporre agli stakeholders in questi due mesi di consultazioni che ispireranno la nuova normativa Ue: che ne è dell'indipendenza dei revisori dei conti quando esaminano i bilanci di una società che è loro cliente effettivo o potenzialie per altri servizi diversi dalla revisione? Non sussiste un conflitto di interessi che potrebbe indurli ad addomesticarne le "pagelle"?

E ancora: che garanzia di indipendenza ci può essere quando la stessa società di audit serve lo stesso cliente per oltre 15 anni come avviene nel 30% dei casi (dati 2006) secondo uno studio della London School of Economics? Oppure quando i mercati nazionali sono frammentati e chiusi e per di più dominati dal ferreo oligopolio attuale?

Anche se non ha ancora la ricetta definitiva in tasca, Barnier ha comunque già in testa a grandi linee come dovranno cambiare le cose in Europa. Fermo restando che le nuove regole dovranno essere concordate a livello globale, insieme agli Stati Uniti e in sede G-20, visto che il mercato della revisione è mondiale con «società che operano come reti globali».

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Tags Correlati: Arthur Andersen | Borsa Valori | Europa | Kpmg | Mercato unico europeo | Michel Barnier | Pricewaterhouse Coopers | Unione Europea

 

A garanzia di quell'indipendenza di cui, alla luce dell'esperienza, è lecito dubitare, bisogna per cominciare rompere l'oligoplio, dice il commissario, favorendo la creazione di nuove società di revisione oppure introducendo la prassi vigente in Francia dei consorzi obbligatori dove una società medio-piccola potrebbe lavorare a fianco dei colossi attuali. E poi rotazione obbligatoria, dopo un certo periodo, per i revisori. Margini limitati nella scelta dei revisori perchè «gli audit siano fatti nell'interesse degli azionisti e non dei clienti». Perchè, sottolinea Barnier, «dalla veridicità delle dichiarazioni finanziarie dipende la fiducia dei mercati». Perchè «l'eccesso di concentrazione del mercato può allevarsi in seno rischi sistemici».

E poi, come per gli hedge fund, un passaporto europeo per i revisori in grado di abbattere le attuali barriere nazionali e di creare un mercato davvero europeo. Con un sistema di vigilanza europeo. Dove sia prevista la semplificazione degli obblighi di audit per le piccole e medie imprese, «per evitare che ne siano asfissiate».
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