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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2010 alle ore 08:55.
«Il mercato potenziale del private ammonta, facendo una stima a fine anno, a 896 miliardi di euro. La porzione di questa ricchezza finanziaria familiare investita con il supporto di strutture specialistiche di private banking, ammonta a 391 miliardi di euro. Se si guarda il mercato potenziale, i valori pre-crisi sono stati recuperati solo nel 2010 mentre se si guarda il mercato servito da strutture private i valori precrisi sono stati recuperati già fine 2009. La capacità del servizio private di essere molto reattivo nei momenti difficili di mercato, appare quindi confermata dall'andamento dei valori totali del mercato potenziale e servito». è il parere di Bruno Zanaboni, segretario generale dell'Associazione italiana private banking (Aipb), che commenta così lo stato attuale del mercato italiano.
L'analisi del segretario getta ombre sulle prospettive future del settore: «Tenendo conto del fatto che la clientela private è in Italia soprattutto di origine imprenditoriale è difficile immaginare l'andamento del mercato potenziale, e quindi di quello servito, senza tenere in considerazione le possibilità di sviluppo dell'economia Italiana e mondiale dei prossimi anni. Se si considera l'aumento del Pil per abitante dal '95 in poi, in Italia dal 2000 non è sostanzialmente cresciuto, anzi qualche volta è diminuito. Siamo quindi andati in dietro di circa 9 anni, e se si continua così fra 10 anni saremo fuori da G7 e probabilmente anche dal G20». Cosa si può fare, quindi, per riavviare la crescita? Le risposte sono sempre le stesse: «aumentare la produttività e investire in nuovi settori, sperando in un risveglio di progettualità», conclude Zanaboni.
Per quanto riguarda la rete delle strutture pb in Italia, il presidente di Aipb Dario Prunotto osserva come la crisi abbia «aumentato il rischio a tutti i livelli finanziari. Rischi misurabili, ma crescenti per ampiezza, dimensione, interrelazione. La capacità di gestire i rischi è e continuerà ad essere uno degli elementi caratterizzanti del servizio private specializzato». Anche la volatilità dei mercati è aumentata: «Per questo – aggiunge Prunotto – il sistema del Private Banking sta investendo molte risorse per poter contare su di una capacità di reazione e di consulenza più elevata rispetto al passato».
Per quanto riguarda il cliente, l'evoluzione delle tecniche di profilatura della clientela e lo sviluppo della tecnologia informatica danno oggi al private banking, che ha più di 600 mila famiglie di clienti potenziali,sia la possibilità di estendere il servizio ad un numero maggiore di clienti sia di soddisfare il desiderio crescente di una partecipazione ed interazione sempre più attiva. «Anche nel settore finanziario – rileva il presidente – si assiste oggi, esattamente come accade ormai in tutti i settori, al desiderio da parte del cliente di partecipare alla costruzione dei prodotti che consuma. Diventa necessario, però, stabilire i vincoli, i limiti e gli obblighi di questa nuova interazione che nel Private Banking non si risolve con il collocamento di un prodotto ma si estende alla vita del prodotto e agli effetti in termini di rendimento e rischio che l'industria è tenuta a monitorare nell'interesse del cliente».