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La crisi nel mercato del private banking? Solo un ricordo

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2010 alle ore 08:55.

Non c'è bisogno di aspettare il 2011: per il mercato del private banking, la ripresa economica dalla crisi era già pienamente compiuta alla fine del 2009. Stando a dati di scenario dell'Associazione italiana private banking (Aipb), le strutture specializzate per la clientela affluent hanno saputo contenere le perdite, con un -6% del valore degli asset in gestione nel 2008 a fronte del -14,2% delle banche private nordamericane e del -16% della media degli istituti europei on-shore. E nel 2009, la ripresa è stata robusta, con un +12% sostanzialmente in linea con i livelli europei e statunitensi.
A fine 2010, la ricchezza complessiva dei clienti private banking supererà già i livelli pre-crisi, toccando quota 896 miliardi di euro contro gli 891 del 2007 e gli 858 del 2006. Il valore dei patrimoni affidati alle banche e alle boutique finanziarie è cresciuto quasi di pari passo, mettendo a segno un +0,5% a giugno 2010 dopo un +12,1% nel 2009 e un -6% nel 2008.

Le famiglie di "paperoni" italiani si concentrano nel Nord del Paese, che vale 589 miliardi di euro (di cui 300 serviti dalle strutture di pb); il solo mercato potenziale della Lombardia pesa circa 260 miliardi di euro, con una quota di penetrazione da parte degli istituti pari al 56 per cento.
il 39% delle masse gestite dal private Banking appartiene a imprenditori con un patrimonio medio finanziario di 3,55 miliardi di euro e un'età media di 60 anni. La clientela private italiana è distribuita in fasce patrimoniali mediamente più basse rispetto a quelle europee: la fascia compresa tra 500.000 euro e 5.000.000 di euro rappresenta quasi il 70% della ricchezza totale. Se a livello globale il 38% della ricchezza è controllata da famiglie con più di un milione di dollari in portafoglio, in Italia questa percentuale scende al 29%.

La maggior parte dei clienti private, oggi, è orientata verso investimenti di medio periodo (per il 61%), per finalità di rendimento (58%) più che di difesa del capitale (40%). Gli operatori di pb sono scelti dalla clientela sulla base della professionalità del referente (nel 52% dei casi), per la corrispondenza tra servizi offerti e bisogni percepiti (40%), ma anche per l'esistenza di precedenti relazioni personali tra la struttura bancaria e il cliente (35%) o la sua famiglia (30%).

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