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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 07:44.
UniCredit e sindacati hanno firmato la pace sulle ricadute occupazionali della riorganizzazione delle attività italiane. Tremila uscite volontarie nei prossimi tre anni, invece delle 4.700 inizialmente previste, e 2.200 nuovi occupati tra precari stabilizzati e neoassunti sono le colonne su cui si regge l'accordo per il modello One4C, noto come "bancone". Riforma che dal primo novembre vedrà l'incorporazione in UniCredit Spa di UC Banca, UC Banca di Roma, Banco di Sicilia, UC Corporate Banking, UC Private Banking, UC Family Financing Bank e UC Bancassurance M&A. La prima intesa dell'era Ghizzoni, che affonda le radici nel lavoro impostato da Alessandro Profumo e approvato il 4 agosto dal CdA, lascia (quasi) tutti soddisfatti.
Alla base della riforma organizzativa, oltre a efficientamenti dell'offerta, per UniCredit c'era la necessità di risparmi sul costo del lavoro quantificati dall'azienda in un obiettivo di 422 milioni a regime. Pari a un'eccedenza di 7.200 dipendenti sui circa 55mila addetti italiani a fine 2009 che sono un terzo della forza lavoro del gruppo. Scalate le 2.500 uscite già previste nel 2010 dall'accordo sull'integrazione con Capitalia, restava sul tappeto l'uscita di 4.700 dipendenti, compresi 600 che avevano già chiesto il prepensionamento ma erano rimasti bloccati per il rinvio di un anno delle finestre previdenziali.
Da qui è partita una complessa trattativa conclusa dopo una maratona durata sei giorni e tre notti. I sindacati hanno ottenuto il calo degli esuberi nel triennio da 4.700 a 3.000. Degli altri si ridiscuterà entro il 2015. Le uscite, su base volontaria e incentivata (con bonus variabili in base all'età), riguarderanno i dipendenti che nei prossimi tre anni raggiungeranno i requisiti per la pensione. Che, entro il 15 novembre, potranno dimettersi scegliendo se uscire subito alla maturazione del requisito previdenziale (ottenendo il 100% dell'incentivo e un assegno pari al 70% netto dell'ultima retribuzione sino alla "finestra") o restare in servizio sino alla data della "finestra", ma in questo caso l'incentivo si ridurrà alla metà, senza altri assegni).
Ora scatterà un censimento obbligatorio della posizione contributiva di tutti i dipendenti nati prima del 1960. Secondo stime aziendali, che collocano a quota 2.460 i bancari che in tre anni matureranno i requisiti, il 60% dei possibili prepensionandi si trova nelle società che gestiscono la rete degli sportelli, UniCredit Banca di Roma (800 dipendenti), UniCredit Banca (373) e Banco di Sicilia (245). Dal 15 al 26 novembre azienda e sindacati verificheranno se le domande colmano le previsioni. Se così non fosse, scatterà la legge 223 che renderà obbligatoria l'uscita dei bancari alla maturazione dei requisiti pensionistici. In caso le domande tocchino quota 3mila, potranno uscire anche i 600 dipendenti il cui pensionamento era rimasto bloccato.