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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 06:43.
Le speranze della canadese Potash di sfuggire al takeover lanciato in agosto dal leader minerario mondiale, Bhp Billiton, sono al lumicino. Il numero uno mondiale dei sali di potassio per uso agricolo ha sempre sostenuto di avere un ampio ventaglio di offerte alternative, ma nessuna di esse si è materializzata. Si sono fatti da parte gruppi minerari occidentali come Vale, Rio Tinto e Teck e hanno ammainato bandiera i cinesi di Sinochem.
La proposta Bhp, 130 dollari per azione, pari a un totale poco superiore a 39 miliardi di $, è difficile da superare. È facile che Bill Doyle, ceo di Potash, se si siederà a un tavolo per negoziare con Bhp, spunti un discreto aumento: da una lato, la borsa di New York tratta da mesi il titolo Potash ben oltre i 130 $ dell'offerta, dall'altro, Bhp non è più impegnata a completare la joint venture nel settore del minerale di ferro con i cugini-rivali di Rio Tinto, un progetto ostacolato dall'antitrust europeo, che se fosse andato in porto avrebbe comportato per Bhp un esborso di almeno 5,8 miliardi di dollari.
L'intoppo a questo punto potrebbe venire dalla norvegese Yara, numero uno dei fertilizzanti azotati. La società ha chiuso il 3° trimestre con utili più che quintuplicati, a 330 milioni di $, e potrebbe trovare un partner con cui rilevare una quota di blocco della Potash, affare che farebbe dimenticare il suo mancato takeover su Terra Industries.
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