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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2010 alle ore 09:48.
Sette anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per Massimo Faenza, ex amministratore delegato di Banca Italease. Questa la decisione dei giudici della sesta sezione penale del Tribunale di Milano nell'ambito del processo di primo grado nei confronti delle prime linee del management di Italease e dei soggetti che per loro conto hanno intermediato quei contratti derivati che hanno provocato il semiaffondamento della banca e creato tante difficoltà al suo salvataggio. Il reato contestato dall'accusa e riconosciuto dai giudici era quello di associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita.
Faenza, non presente in aula, subisce, dunque, una pena che supera di un anno e sei mesi quella richiesta dal Pm Roberto Pellicano. Una sentenza che si rivela pesante anche per altri imputati. A cominciare dall'ex capo delle relazioni esterne di Banca Italease Pino Arbia (cinque anni e quattro mesi contro una richiesta del pm di quattro e sei), proseguendo con il mediatore Claudio Calza, titolare della Nabucco e della Job Srl in affari con Italease. Per lui il Pm aveva chiesto un anno e sei mesi. La condanna inflitta è stata, invece, di tre anni e mezzo. Diverso trattamento per gli altri due broker coinvolti: la condanna per Leonardo Gresele è stata a quattro anni e quattro mesi, contro i quattro e sei richiesti, mentre un sensibile sconto di pena è stato concesso al broker Luca De Filippo per il quale il pm aveva proposto quattro anni e sei mesi: tre anni la pena inflitta.
Lieve aumento di pena anche per il mediatore Gianluca Montanari (un anno e dieci mesi contro una richiesta di un anno e mezzo). Tre anni, in linea con le proposte del Pm, la condanna di Mauro Mian ex direttore finanziario della Danieli. Riconosciuto dai giudici, dunque il vincolo associativo che legava gli imputati che lucravano provvigioni dall'intermediazione di derivati esotici piazzati ai clienti a copertura dei tassi d'interesse e di eventuali variazioni dei tassi di rientro.
Uno schema descritto ieri dal Pm, nel corso della controreplica alle difese, con una metafora a effetto. «Nei fatti il sodalizio non è dissimile da quello dell'associazione a delinquere dedita al furto di bagagli negli aeroporti: gli operatori infedeli potevano benissimo operare l'uno all'insaputa dell'altro, nell'ambito di una struttura organizzativa stabile, che decideva turni e operatività. Chi prelevava i bagagli il martedì poteva anche non conoscere chi li prelevasse il giovedì – ha detto – ciononostante il tutto avveniva in un contesto specifico tale da favorire e organizzare i furti».