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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2010 alle ore 08:35.
Per capire che la notizia dell'aumento di capitale del Banco Popolare ha sortito ieri l'effetto del sasso nello stagno, non servono grandi sforzi: basta guardare le quotazioni di Borsa. In una giornata in cui le banche europee hanno mediamente perso lo 0,7%, quelle italiane hanno infatti registrato tonfi ben più fragorosi: il Banco Popolare ha ceduto il 5,59%, il Montepaschi il 3,41%, Intesa Sanpaolo il 2,63%, la Popolare di Milano il 2,38%, Ubi Banca il 2,15%. Ieri i cinque peggiori titoli di Piazza Affari erano questi. E anche l'ordine dei ribassi racconta in controluce come il mercato abbia letto l'annuncio dell'aumento di capitale da 2 miliardi del Banco Popolare: i tonfi maggiori li hanno infatti registrati i due istituti patrimonialmente più deboli. Oltre al Banco (che però è già venuto allo scoperto), il Montepaschi (che ha però categoricamente smentito di avere in cantiere una ricapitalizzazione). A questo si è aggiunto – per una pura coincidenza – anche un articolo del «Financial Times», secondo cui le banche italiane taglieranno i dividendi per rispettare i requisiti di Basilea 3. Apriti cielo: due tra gli eventi meno apprezzati dagli azionisti – cioè l'aumento di capitale e la riduzione delle cedole – si sono improvvisamente materializzati. Il crollo in Borsa era scontato.
Ovvio che gli occhi si posassero subito sul Monte dei Paschi. L'istituto senese è considerato – insieme al Banco – il più debole dal punto di vista patrimoniale, in vista delle nuove regole di Basilea 3. Deve anche rimborsare i Tremonti-bond. Scriveva qualche settimana fa per esempio Deutsche Bank, in un report recente: «Mps e il Banco hanno una struttura di capitale debole e questo è un tema che dura da molto tempo». Ribadivano recentemente gli analisti di un'altra banca (che preferisce restare anonima): «Dopo il 2015 solo il Montepaschi e il Banco necessiteranno di limitati ammontari di capitale». La banca d'affari Keefer, Bruyette and Woods ha anche provato a calcolare il deficit di capitale in prospettiva di queste banche: circa 2 miliardi per il Banco (cifra analoga all'aumento deliberato) e quasi 4 per il Montepaschi. E di report così se ne trovano a dozzine. Ecco perché, una volta che il Banco Popolare ha annunciato un aumento di capitale, la Borsa ha bastonato il Montepaschi. L'istituto senese ha subito diramato una nota, smentendo «categoricamente» ogni ipotesi di aumento di capitale. Ma il ribasso – seppur più contenuto – è rimasto. L'umore nero ha poi contagiato anche Intesa e UniCredit, appesantite più dall'articolo del «Financial Times», che in prima pagina cita «banchieri senior» ipotizzando possibili tagli dei futuri dividendi.