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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2010 alle ore 09:44.
Si estende all'Asia il processo di concentrazione tra Borse che – prima della grande recessione globale – ha cambiato per sempre il panorama dei mercati azionari tra Europa e Usa: la Borsa di Singapore ha lanciato un'offerta concordata per acquisire la Borsa australiana (Asx) per 8,3 miliardi di dollari Usa (5,8 miliardi di euro) – al fine di combattere meglio la concorrenza di Hong Kong, Tokyo e dei mercati alternativi – dando vita alla quinta piazza azionaria quotata del mondo (con una capitalizzazione di 12,3 miliardi di dollari Usa, ricavi per 1,1 miliardi e utili lordi per 700 milioni).
L'operatore del mercato della città-stato è disposto a offrire 48 dollari australiani per ciascuna azione della piazza di Sydney, ossia un premio del 37%, al fine di espandere la propria liquidità accedendo ai due punti di forza del nuovo partner: il pool da mille miliardi di dollari Usa dei fondi pensione locali e una vasta compagine di società quotate che comprende le maggiori aziende minerarie del mondo.
Artefice principale dell'operazione è uno svedese di 49 anni, noto anche come maratoneta (ha corso quella di New York nel 2007 in sole 3 ore e 53 minuti) e ormai asceso al ruolo di maggior aggregatore di Borse della storia: Magnus Bocker, che dopo l'integrazione di 7 piazze del Nord Europa in Omx si era speso per la fusione con il Nasdaq nel 2008, diventato ceo di Nasdaq Omx. Non per molto tempo, visto che si è spostato in Asia e da 10 mesi ha assunto il ruolo di ceo del Singapore Stock Exchange. Bocker ha già lanciato nuove iniziative per cercare di rafforzare Singapore come hub finanziario: da un forte investimento in un più veloce sistema di trading alla quotazione di 19 Adr di società asiatiche. Ora, promuovendo il secondo maggior takeover mai effettuato da una società di Singapore (dopo quello di SingTel sull'australiana Optus nel 2001), diventerà ceo del nuovo gruppo. «Il mondo dello Borse sta cambiando rapidamente: questo deal ci renderà più forti – ha detto –.
La combinazione di Asx e Sgx, offrendo prodotti e servizi innovativi al mercato, consentirà ai clienti di massimizzare le opportunità future mentre l'Asia-Pacifico sta assumendo un ruolo centrale su scala globale come fonte di capitali, creazione di ricchezza e opportunità di trading». La reazione iniziale del mercato non è stata affatto entusiasta. Il titolo di Sgx ha perso oltre il 6%: alcuni azionisti minori e analisti mostrano di ritenere alto il prezzo offerto (specie per l'aumento della componente in contanti rispetto alle ipotesi originarie) e intravedono un abbassamento della redditività complessiva. Le sinergie sono state quantificate in 30 milioni di dollari Usa, ma troveranno limiti nella necessità di mantenere due entità separate per ottenere l'ok dagli organi di regolamentazione australiani. Cosa non scontata: non a caso il titolo di Asx ha chiuso a quota 41,75, ben al di sotto del prezzo di offerta, segno che non pochi si attendono ostacoli da Canberra. Anche il parlamento dovrà pronunciarsi per abolire il limite massimo del 15% su una quota singola in Asx. Un elemento di controversia sarà il fatto che, indirettamente, il 23% di Sgx fa capo alla banca centrale della città-stato.