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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2010 alle ore 09:28.
«L'Ingegnere? È una roccia e ne uscirà nel modo migliore». Enrico Cuccia amava descrivere così Salvatore Ligresti nei momenti più duri delle inchieste della magistratura milanese su Tangentopoli. Sarà stato per quello scatto adrenalico che lo spingeva a recuperare, rilanciare, finanche a raddoppiare la posta deludendo l'attesa di chi già lo immaginava in piena ritirata. Più volte, nella sua lunga storia di imprenditore, immobiliarista e assicuratore, Mister 5%, come lo chiamavano negli anni '80 per l'abitudine di collezionare quote strategiche negli snodi fondamentali della finanza, ha sorpreso i suoi detrattori. Quando si è risollevato dallo scandalo delle aree d'oro a Milano e del terziario invenduto, quando è resuscitato da Mani Pulite (si dice che porti ancora al polso l'orologio regalatogli da Antonio Di Pietro durante un interrogatorio), quando il suo nome è comparso, per poi uscirne pulito, in diverse indagini ufficiali sui tentacoli della mafia e infine quando ha sfilato Fondiaria alla Fiat.
Chi legge con superficialità l'ultima mossa, l'ingresso di Groupama in Premafin e la «promessa» non scritta di una prossima vendita di Fondiaria-Sai, può pensare che dopo tante battaglie ora Ligresti abbia deciso di gettare la spugna. Forse, invece, ha solo fatto i conti con l'età. E quest'ultima tappa è semplicemente il risultato di un compromesso tra quello che dice l'anagrafe (l'Ingegnere sta per varcare la soglia degli 80 anni), i bilanci delle sue holding e la volontà di costruire un futuro assicurato per i tre figli Jonella, Giulia e Paolo. Senza rinunciare a priori al suo primo amore: gli immobili.
Siciliano di Paternò, laureato in Ingegneria a Padova, gran fiuto per gli affari, con una passione innata per il mattone nata consumando le suole delle scarpe sui marciapiedi di Milano spulciando gli annunci affissi sui portoni dei palazzi, Salvatore Ligresti non poteva fare a meno di pensare alla successione del gruppo, complici le pressioni dei tre figli sulla necessità di iniziare a sistemare le carte. Jonella, 43 anni, una sfrenata passione per i cavalli, dopo un debutto giovanissima sulla scena finanziaria alla presidenza della Sai (al posto del padre allontanato perché Tangentopoli aveva macchiato il requisito di onorabilità), pur essendo stata l'unica a schierarsi in prima linea nell'attività assicurativa, è stata anche la prima che in queste ore ha sollecitato il passo indietro. Alle volte spingendosi anche al confronto serrato con il padre. Tesi condivisa dai fratelli Giulia, appassionata e impegnata nel settore moda con il marchio Gilli, e Paolo, manager del gruppo con passaporto elvetico e l'amore per il golf. Non deve essere stato facile assecondare la prole. «La mia famiglia deve al dottor Cuccia e a lei il mantenimento dell'attuale controllo del gruppo», scriveva l'Ingegnere a Maranghi il 16 maggio 2001. Un controllo di cui andava fiero, perché faceva di Fondiaria Sai una delle poche compagnie «nazionali». Naturale che fino all'ultimo l'Ingegnere abbia cercato soluzioni alternative all'apertura ai francesi. Poi, la decisione di passare la mano, non tanto a Groupama, ma ai desiderata della nuova generazione. Forse anche per la convinzione che le spinte del sistema, ormai in piena evoluzione, andavano in quella direzione. Un sistema che Ligresti conosce a fondo al punto da poter vantare una rete estesa di relazione che tocca la politica, le banche e buona parte dei salotti buoni della finanza.