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Groupama aiuta le holding Ligresti. Debiti inferiori agli asset

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2010 alle ore 06:41.

Separati sono ancora in affanno, ma messi assieme fanno un sistema più solido di prima. È la fotografia «finanziaria» della famiglia Ligresti dopo l'accordo raggiunto nei giorni scorsi per l'ingresso dei francesi di Groupama nel capitale di Premafin con il 17%. L'operazione, oltre a garantire una maggiore solidità patrimoniale a Premafin, stravolge i numeri delle holding personali a monte. Con due effetti immediati se si considera l'«aggregato». Il primo è la rivalutazione implicita dell'asset Premafin: i francesi valorizzano il 51% della holding 288 milioni contro un prezzo di Borsa che a fine 2009 era pari a 217 milioni. In più c'è l'incasso di 30 milioni che andrà immediatamente ad abbattere il debito della famiglia portandolo a 262 milioni. In altre parole, il valore dell'asset teoricamente risulta superiore ai debiti.

Tuttavia se si guarda tecnicamente alla struttura di controllo le cose cambiano: il ramo dell'Ingegnere, che attraverso Sinergia e Imco controlla il 20% di Premafin, resta l'anello debole del sistema, mentre diventa ancora più solida la galassia di Jonella, Paolo e Giulia. Da qui l'impressione diffusa che i movimenti in Premafin possano coinvolgere in futuro anche il sistema delle holding a monte riequilibrando una situazione che appare, almeno in parte, ancora delicata. Tanto più considerato il pacchetto di partecipazioni, legate a patti di sindacato, custodito in Fondiaria-Sai, che – dato il peso politico – con l'avvento dei francesi potrebbero cambiare collocazione all'interno della catena di controllo. O, in casi estremi, essere valorizzate.

I nuovi numeri in gioco
Punto di partenza per capire come l'intesa Milano-Parigi cambia la situazione delle holding di famiglia è analizzare prezzi di carico e debiti iscritti nelle diverse società. In primis, Sinergia e Immobiliare Costruzioni, i due veicoli attraverso cui l'Ingegnere e i figli controllano il 20% di Premafin e che negli ultimi dodici mesi sono stati al centro di una complessa ristrutturazione a causa della forte tensione finanziaria. Per queste due realtà, con l'ingresso di Groupama, il quadro muta ma solo marginalmente. Stando ai numeri consolidati di Sinergia a fine giugno, il valore di carico del pacchetto del 20% era pari a 96,5 milioni a fronte di debiti per 289,1 milioni. Ora quello stesso pacchetto, a un prezzo di 1,38 euro per azione – ossia quanto i francesi sono disposti a sborsare per avere il 17% della holding – vale 113,16 milioni e il debito potrebbe scendere a 277 milioni se si considera la quota parte di incasso dei 30 milioni legati ai diritti di opzione. In pratica, considerando che l'intera quota è già in pegno alle banche, in qualche modo migliorerebbe il profilo delle garanzie e dei margini, anche se secondo alcun osservatori continuerebbe a esistere un problema di cassa.

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Decisamente diversa la situazione dei tre figli e delle rispettive tre holding lussemburghesi, Hike, Canoe e Limbo, proprietarie del restante 31% di Premafin. In questo caso l'aggregato vede un valore di carico dell'asset (libero da garanzie) di 108,9 milioni a fronte di appena 3 milioni di debiti. A valle dell'operazione con i francesi il loro pacchetto potrebbe essere valutato fino a 175 milioni, con l'aggiunta di nuove risorse per 18,2 milioni legate alla vendita dei diritti di opzione dell'aumento Premafin. Sonni tranquilli, dunque, per la seconda generazione.
Tutt'altra storia, come già segnalato, se si guarda al quadro nel suo complesso. La famiglia è proprietaria del 51% di Premafin che si rivaluta fino a 288 milioni a fronte di un debito che si riduce a 262 milioni.

Il nodo dei salotti
Un altro tassello in attesa di sistemazione riguarda il ricco portafoglio partecipazioni custodito in Fondiaria Sai. Compaiono i pacchetti in Mediobanca (4%), Gemina (4,18%), UniCredit(0,25%), Generali (1%), Mps (0,4%), Rcs (5,46%), Pirelli (4,48%), Impregilo (9,9%). Secondo il bilancio di fine 2009, il valore di carico è pari a 940 milioni. Al di là del peso finanziario, in questo caso entrano in gioco altri fattori che vedono tali quote troppo importanti per essere lasciate nelle mani francesi in caso di disimpegno della famiglia da FonSai. Certo, il problema si porrà tecnicamente tra un paio di anni, ma alcune partite sono talmente delicate come la quota in Mediobanca o le azioni in Rcs, che il dossier è caldo. Tanto più che gran parte di queste partecipazioni sono legate a patti di sindacato che hanno, come da copione, clausole che disciplinano in modo rigoroso i cambi di controllo dei loro azionisti. Vale per il Corriere e piazzetta Cuccia, ma anche per la Pirelli e Impregilo. In particolare, per il gruppo di costruzioni, già da tempo i rapporti tra i soci (Ligresti, Benetton e Gavio) sono molto articolati. Ecco perché ci si interroga ora su quali saranno i risvolti del riassetto Groupama-Premafin. Infine, c'è un pacchetto dell'1% di Generali che potrebbe complicare ulteriormente gli incroci azionari che da Mediobanca portano fino a Trieste.
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I NUMERI
288 milioni - La rivalutazione
Considerato che i francesi di Groupama pagano per entrare in Premafin con il 17% un prezzo di 1,38 euro per azione, il pacchetto nelle mani della famiglia Ligresti si rivaluta fino a 288 milioni contro i 217 milioni a cui valeva in Borsa a fine 2009

262 milioni - I debiti post riassetto
Con l'incasso dei 30 milioni legati alla vendita dei diritti di opzione, il debito del sistema holding scenderebbe da 292 milioni a 262 milioni

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