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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 08:39.
L'annuncio della Fed di misure di politica monetaria espansiava, più consistenti del previsto, spingono gli indici della Borsa di New York, reduci da una giornata incerta nell'attesa delle scelte della Banca centrale. Il giorno dopo le elezioni di mid term (che hanno portato alla vittoria dei repubblicani alla Camera e al ridimensionamento dei democratici al Senato) Dow Jones, Nasdaq ed S&P500 mettono a segno guadagni tra lo 0,2 e lo 03%.
Sul listino i veri vincitori dopo la decisone della Fed risultano essere i bancari. JPMorgan, Bank of America, Wells Fargo, ad esempio, mettono a segno rialzi tra l'1 e il 2% e l'intero comparto bancario chiude in progresso di circa un punto e mezzo percentuale. D'altra parte i titoli legati alle materie prime segnano il maggior calo sull'indice generale S&P 500. Alcoa, Freeport e Newmont Mining lasciano sul terreno tra un punto e un punto e mezzo percentuale. Sul fronte valutario, subito dopo la mossa della Fed di lasciare i tassi invariati e di procedere all'acquisto di titoli di stato per 600 miliardi, il dollaro è sceso ai minimi da nove mesi a questa parte sulla moneta unica europea precipitando a 1,4179 per euro, la quotazione più bassa dal 26 gennaio scorso.
In Europa i listini sono tutti in calo. Parigi, Londra e Francoforte arretrano di mezzo punto percentuale mentre Milano (-1% FTSE Mib -0,90% per il FTSE IT All Share) e Madrid (-1,79%) registrano perdite più consistenti.
Ben comprati titoli della galassia del Lingotto. Dopo il calo delle immatricolazioni del 40% sul mercato italiano, oggi è arrivata una buona notizia dagli Usa con il dato di Chrysler (+37% le vendite ad ottobre). Fiat guadagna il 2,87(dopo che gli analisti di Ubs ha alzato il giudizio a buy portando il prezzo obiettivo da 10,5 a 17 euro) ed Exor il 3,85%, miglior titolo del paniere. Le vendite si concentrano su Ansaldo Sts (-5,31%) all'indomani dei conti e Banca Mps in calo del 3,35%.
La speculazione continua a scommettere su un prossimo aumento di capitale da parte dell'istituto senese per quanto la stessa banca abbia recentemente smentito di lavorare a una ricapitalizzazione. Dall'annuncio del Banco Popolare, che la scorsa settimana ha deliberato un aumento di capitale da 2 miliardi, Mps ha lasciato sul terreno oltre il 12,5% scendendo sotto quota 1 euro per azione. «L'aumento pare ormai quasi scontato dal mercato - é il commento del responsabile di una primaria sala operativa - tant'é che la speculazione sembra stia obbligando la banca a questa soluzione con ribassi nell'ordine del 2-3% ogni giorno». La banca senese, insieme al Banco Popolare, è tra gli istituti di credito che hanno maggiori problemi di crediti deteriorati (oltre il 10%).