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Geronzi: «Ora priorità allo sviluppo»

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2010 alle ore 07:40.

«Fu il governatore della Banca d'Italia di allora, nel 1993, ad avviare il disboscamento della foresta pietrificata, come era chiamato il sistema bancario. L'impronta di questa politica è di Antonio Fazio».
Era da diversi anni - almeno dal 2005 - che uno dei pivot dell'establishment italiano non dava pubblicamente atto all'ex governatore di aver compiuto nel corso degli anni '90 e oltre il consolidamento del sistema in un momento critico, «quando le banche non le passavano di certo bene». Ieri, nell'aula Ezio Tarantelli della Facoltà di Economia della Sapienza, è stato Cesare Geronzi a rompere quello che a tutti gli effetti sembrava una sorta di tabù.

Davanti ad un folla di studenti, il presidente delle Assicurazioni Generali, ha tenuto una lectio su «Exit strategy e mutamenti nel mercato globale di banche e assicurazioni», preceduta da qualche annotazione che ha tutta l'intenzione di riscrivere qualche passaggio della recente storia. «In Italia il sistema bancario ha risentito della tempesta molto meno di quanto ne abbiano sofferto numerose banche estere» ha ricordato Geronzi, una tesi nota da tempo i cui fattori sono riconducibili agli interventi normativi, alla riorganizzazione e accorpamento del sistema e all'allora intervento del governo a protezione del risparmio e delle stesse banche. La ristrutturazione partì nel 1993, «quando era convinzione diffusa, anche sulla stampa estera, che il sistema fosse agonizzante».

Un processo di cui lo stesso Geronzi - per molti anni in forte sintonia con Fazio - è stato protagonista, con la creazione del gruppo Capitalia attraverso le fusioni successive nella originaria Cassa di Risparmio di Roma, del Banco di Santo Spirto, Bna, Credito Molisano e Bipop Carire, fino a quella con UniCredit. E proprio a questo proposito Geronzi ha ricordato che «diversamente da come andava di moda la fusione non era stata fatta per creare valore, ancorché poi il valore lo ha creato, eccome». Una fusione che ha riportato UniCredit a presidiare anche il mercato italiano, mentre in precedenza risultava troppo sbilanciata sull'estero: «Chi non governa il proprio territorio non può avere speranza di governare il territorio altrui». Le banche ora devono rafforzare il patrimonio e seguire la via virtuosa tracciata da Basilea III, anche se sono ancora molte che non hanno capito la lezione della crisi economica mondiale e sono tornate ad esagerare nelle attività finanziarie. «Molte banche - ha detto - non hanno preso atto di quello che è successo. Banche che, come Société Générale, presentano conti in crescita (nell'ultima trimestrale, ndr) sono tornate ad operare nel sistema finanziario in modo esagerato».

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Tags Correlati: Antonio Fazio | Banca d'Italia | Cesare Geronzi | Ezio Tarantelli | Generali | Giulio Tremonti | Mario Draghi | Mediobanca | Santo Spirto | Università La Sapienza

 

Cita più volte il governatore attuale, Mario Draghi, e la forza della Banca d'Italia «che è il nostro centro di eccellenza» anche se, ha aggiunto, oggi i tempi sono un po' cambiati e per un funzionario di Via Nazionale le chance sono minori di allora, quando dirigeva l'ufficio cambi (per alcuni finanzieri degli anni '80 Geronzi era conosciuto come il "Dottor Koch", dal nome del palazzo dove ha sede la banca centrale, ndr).

Poi il riconoscimento che il governo e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, hanno saputo, con un'operazione straordinaria, affrontare la crisi, e ora «devono avviare un'evoluzione attraverso investimenti in infrastrutture». Sulla sua esperienza prima alla presidenza di Mediobanca e poi da pochi mesi alla testa di Generali ribadisce che «abbiamo riportato la pace grazie ad un accordo di stabilità con i soci francesi». Il Leone di Trieste, ha aggiunto, si appresta a valutare, nel prossimo mese, «quello che si profila senz'altro come un buon risultato di esercizio. L'impegno corale è di affrontare il 2011 con un'ancora maggiore disposizione alla competizione e ai guadagni di efficienza».

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