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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 06:42.
Lo schiaffo del Canada a Bhp Billiton, indotta a ritirare l'offerta per Potash Corp, ha indotto Vale a mettersi in riga: la mineraria brasiliana – spesso chiamata in causa come esempio di investitore straniero che non avrebbe meritato la fiducia di Ottawa – ha annunciato che spenderà nel paese 10 miliardi di dollari canadesi (7,2 miliardi di euro) nei prossimi 5 anni. «Il nostro programma di investimenti è un segnale del futuro brillante che vediamo in Canada – ha detto Tito Martins, ceo della divisione locale di Vale – Per noi oggi il Canada è importante quanto il Brasile». In parte si tratta di un'operazione di immagine: Vale è stata molto criticata per non aver mantenuto gli impegni presi nel 2006 con Ottawa alla vigilia dell'acquisto della Inco e per gli scioperi che hanno turbato per oltre un anno le sue operazioni in Ontario e tuttora bloccano gli impianti di Voisey's Bay, nel Newfoundland e Labrador. Gli investimenti in quest'ultima area (2,8 miliardi di C$ per nuovi impianti di raffinazione del nickel) ad esempio erano già stati annunciati. Altri interventi rispondono alla necessità di adeguarsi all'irrigidimento delle normative canadesi sulle emissioni di gas serra: tra queste, la ristrutturazione degli impianti estrattivi di Sudbury, sempre nel nickel, che costerà 3,4 miliardi di C$. Ci sono comunque anche alcune novità, come l'impegno a valutare entro il 2012 un investimento nel potassio nel Saskatchewan e l'intenzione di espandere la produzione di rame in Canada.
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