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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2010 alle ore 06:41.
CANBERRA
Dopo quattro mesi, il governo australiano ha concluso le consultazioni con le minerarie sulla nuova supertassa che intende applicare ai profitti del settore, ricavandone un gettito extra di 7,3 miliardi di dollari nei primi due anni. Il ministro delle Risorse Martin Ferguson ha definito i colloqui «costruttivi» e precisato che i punti chiave della legge, su cui era già stato raggiunto un accordo in luglio, non verranno modificati, nonostante le contestazioni sollevate da alcune società. Anche perché gli investimenti non sembrano affatto scoraggiati dalle normative fiscali allo studio.
Le ultime statistiche dell'Australian Bureau of Agricultural and Resources Economics (Abare) evidenziano che in ottobre i finanziamenti pianificati per il settore minerario e dell'energia sono saliti alla cifra record di 132,9 miliardi di dollari australiani (96 miliardi di euro), in aumento del 21% rispetto allo scorso aprile. I dati, appena pubblicati, rilevano la presenza di 376 progetti, di cui 72 in fase avanzata di sviluppo. L'eccezionale risultato è in parte dovuto all'approvazione di un piano di Bg Group per un impianto di esportazione di gas nel Queensland e all'aggressiva espansione nei minerali ferrosi portata avanti da Rio Tinto nel Western Australia.
Secondo Abare, gli investimenti nel solo settore minerario ammonteranno a 54,8 miliardi di $ nel corrente anno finanziario, in crescita del 58% rispetto al 2009-2010, e potrebbero aumentare di un altro 50% nel breve futuro.
«Mi aspetto che questo trend continui – ha commentato Ferguson – Molti nuovi progetti chiave avranno infatti via libera nei prossimi mesi».
L'istituto di credito Anz prevede che le spese annuali sui progetti di particolare importanza nel campo energetico, minerario e delle infrastrutture verrà duplicato dai 50 miliardi di quest'anno a oltre 90 miliardi nel 2014.
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