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«In Usa si agisce, in Italia si parla»

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2010 alle ore 06:44.


LOS ANGELES
Sergio Marchionne è negli Stati Uniti, nello stabilimento Chrysler di Kokomo, Indiana. Ma parla dell'Italia con parole che lui stesso definisce «accurate, precise ed efficaci». «Negli Stati Uniti si agisce, in Italia si parla», dice dopo aver illustrato, davanti al presidente americano Barack Obama, i successi della Chrysler raggiunti grazie al piano di salvataggio dell'industria dell'auto Usa e alla collaborazione del sindacato. Obama ha stretto la mano a "Sergio" nello stabilimento Chrysler di Kokomo, cittadina che porta il nome di un leggendario capo indiano, e che nel 2008 era entrata nella lista Forbes delle città americane destinate a morire. Invece, grazie agli aiuti pubblici ricevuti dalla casa di Detroit e da altre società locali, il tasso di disoccupazione è sceso dal picco del 20,4% del giugno 2009 al 12%, e potrebbe scendere ancora grazie a un nuovo megainvestimento da 843 milioni di dollari annunciato proprio ieri dalla società Usa rilevata dalla Fiat. «Sergio mi ha detto che ci saranno ulteriori investimenti e questo significa anche posti di lavoro», ha detto Obama scatenando la standing ovation dei dipendenti che sono scattati tutti in piedi per applaudire Marchionne. «L'esempio di questo stabilimento dell'auto nel cuore industriale del paese rappresenta la speranza e la fiducia in un'economia migliore – ha detto Obama, affiancato dal vicepresidente Joe Biden in questa prima tappa di un viaggio nell'America industriale –. Oggi sappiamo che il varo del piano di aiuti pubblici è stata la giusta decisione. E sappiamo che non bisogna mai scommettere contro l'America».
Kokomo è quindi una "success story", frutto della tanto criticata strategia di stimolo economico di Obama, e Marchionne ne è uno dei suoi portavoce, tant'è che Obama ha voluto averlo accanto anche quando ha visitato uno stabilimento Chrysler a Detroit lo scorso agosto. Grazie ai circa 12 miliardi di dollari in parte elargiti e in parte prestati alla Chrysler per salvarla dall'insolvenza, la società americana ha potuto effettuare nel giugno di quest'anno un investimento di 343 milioni di dollari nello stabilimento di impianti di trasmissione di Kokomo, evitando il licenziamento di 1000 dipendenti e anzi riuscendo a riassumere 400 operai che avevano perso il posto. Complessivamente la Chrysler ha investito 3 miliardi di dollari negli ultimi 18 mesi, un terzo dei quali finirà proprio nell'impianto di Kokomo.

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Tags Correlati: Barack Obama | Borsa Valori | Chrysler | Fiat | General Motors | Italia | Joe Biden | Kokomo | Mercato del lavoro | Senato | Sergio Marchionne | Stati Uniti d'America | Usa rilevata

 

Eppure persino in Indiana il partito democratico ha perso terreno nelle elezioni di midterm del 2 novembre scorso (un seggio al Senato e due alla Camera). Benché sia Chrysler che General Motors siano tornate in nero, benché Gm abbia completato con successo insperato il ritorno in Borsa (è di ieri la notizia che anche il principe saudita Alwaleed ha rilevato una quota dell'1%), e benché il governo riuscirà a recuperare gran parte dei soldi versati al settore dell'auto, l'opinione pubblica rimane complessivamente contraria alla decisione di salvare il settore dell'auto, anche se la disapprovazione generale è scesa un po' rispetto all'anno scorso.
Marchionne ha sottolineato l'impegno della Fiat nella rinascita della Chrysler. Quest'ultimo investimento da 843 milioni di dollari servirà a produrre un nuovo sistema automatico di trasmissione con trazione anteriore per i futuri veicoli Chrysler, e consentirà di mantenere 2250 posti di lavoro a Kokomo. «Questo investimento consentirà di trasformare i nostri prodotti e ci renderà leader del mercato» ha detto l'ad di Chrysler Group.
Marchionne, nel suo look americano con maglioncino blu, ha fatto un altro rapido riferimento agli affari italiani, dichiarando che un incontro istituzionale su Mirafiori è imminente, ma probabilmente non vi parteciperà di persona.
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