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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2010 alle ore 06:44.
Le quotazioni del nickel, uno dei metalli non ferrosi che nel 2010 si sono apprezzati di più al London Metal Exchange, potrebbero sprofondare nel giro di 2-3 anni per effetto di un eccessivo aumento dell'offerta. A convincere non pochi analisti di questa teoria ci sono i numerosi progetti minerari, alcuni dei quali annunciati negli ultimi giorni, che promettono di espandere le forniture in tempi brevi.
Nonostante i numerosi intoppi finora subìti dal piano di sviluppo della miniera di Goro, in Nuova Caledonia, Vale ha avviato una settimana fa le prime spedizioni di materiale e ribadito che conta di raggiungere la piena capacità di produzione (58mila tonnellate l'anno di nickel raffinato) entro il 2013. La mineraria brasiliana sta inoltre sviluppando in patria anche la miniera di Onca Puma, di dimensioni analoghe a Goro, che potrebbe entrare in funzione fin dal prossimo anno. Infine, ha annunciato l'intenzione di ristrutturare le operazioni canadesi rilevate dalla Inco.
Nel corso di un recente convegno in Nuova Caledonia – territorio francese al largo dell'Australia, che si ritiene racchiuda un quarto delle riserve mondiali di nickel – anche Xstrata e Eramet hanno svelato progetti estrattivi che promettono di ampliare la produzione del metallo. Un dirigente di Xstrata, Shaun Usmar, ha non solo confermato l'avvio intorno al 2014-2015 della maximiniera di Koniambo in Nuova Caledonia (circa 60mila tonn/anno), ma ha anche annunciato la prossima riattivazione della miniera australiana Sinclair (5.500-6.000 tonn/anno), fermata nel 2009 a causa della recessione globale. Société le Nickel (Sln), controllata di Eramet attiva in Nuova Caledonia, ha invece espresso l'intenzione di accrescere l'output del 20% entro il 2013, raggiungendo quota 65mila tonn/anno.
Se tutte le promesse delle minerarie verranno mantenute, il mercato finirà in sovraproduzione entro il 2013 – avverte Andrew Mitchell della società di ricerca Brook Hunt – e il prezzo del nickel potrebbe scendere a 6-7 $/ libbra, ossia intorno a 13.200-15.500 $/tonnellata: fino al 40% in meno rispetto ai livelli attuali.
Lo stesso Usmar, di Xstrata, ammette la possibilità che si sviluppi un surplus, benché solo «modesto» e dal 2015. Altri – fra cui gli analisti di Goldman Sachs e Ubs – ritengono che il mercato potrebbe sbilanciarsi a favore dell'offerta fin dal prossimo anno. L'effetto negativo sui prezzi è dato quasi per scontato, tanto più se si considera che un'ulteriore zavorra potrebbe essere costituita dall'impiego del nickel pig iron, una ghisa a basso contenuto di nickel che le acciaierie cinesi già utilizzano in grandi quantità come sostituto economico del nickel primario e che secondo Macquarie ha ancora ampie possibilità di diffusione.