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Facebook nel club dei filantropi

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 06:41.

Dalla new alla old economy, i grandi miliardari americani nell'era della crisi si scoprono sempre più benefattori. All'elenco di firmatari del Giving Pledge, la promessa ideata da due Re Mida degli Stati Uniti quali Warren Buffett e Bill Gates di donare la maggior parte della propria fortuna, si sono aggiunti protagonisti dell'era di Internet, a cominciare da Mark Zuckerberg, il ragazzo prodigio di Facebook. E vecchi raider e finanzieri del calibro di Carl Icahn e di Michael Milken, che negli anni Ottanta era passato alla storia come inventore dei junk bonds.

«Perchè attendere quando c'è così tanto da fare?», ha dichiarato Zuckerberg, 26 anni e una fortuna personale stimata in 6,9 miliardi di dollari dalla rivista Forbes. «Con una nuova generazione che ha prosperato grazie al successo delle sue aziende, c'è una grande opportunità per molti di noi di ripagare più rapidamente la società e vedere l'impatto dei nostri sforzi filantropici». Anche il 64enne Milken, con l'impegno a dar via gran parte del suo patrimonio, ha detto di voler lanciare un invito intergenerazionale ad accelerare le azioni di beneficienza.

I loro nomi guidano un drappello di 17 personaggi che si è unito a una iniziale lista di miliardari-benefettori pubblicata lo scorso giugno e che porta adesso il totale a 57. Il gesto è figlio degli sforzi messi in campo da Buffett, l'Oracolo di Omaha che non ha mai fatto mistero dell'avversione alla ricchezza dinastica. E da Gates, che ha creato la sua enorme fondazione caritatevole, la Bill and Melinda Gates Foundation impegnata sul palcoscenico mondiale nella sanità e nell'istruzione, mentre ancora alla guida della Microsoft che aveva fondato.

La coppia ha preparato il Giving Pledge e orchestrato incontri e cene con miliardari per convertirli alla causa, senza chiedere somme specifiche o destinazione per le donazioni, nè che queste avvengano in vita oppure siano postume. L'unico criterio formale è la promessa di regalare oltre il 50% della propria fortuna.

Tra i discepoli delle prime ore si contano Larry Ellison, di Oracle, Ted Turner, il creatore di Cnn, l'imprenditore e sindaco di New York Michael Bloomberg e il regista della saga Guerre Stellari George Lucas. Buffett ha ammesso di aver semplicemente preso di mira l'elenco dei 400 miliardari americani, con una ricchezza complessiva stimata in 1.200 miliardi.

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Tags Correlati: Bill Gates | Carl Icahn | Cnn | Imprese | Larry Ellison | Mark Zuckerberg | Melinda Gates Foundation | Michael Bloomberg | Microsoft | Nel gruppo | Oracle | Stati Uniti d'America | Ted Turner | Wall Street | Warren Buffett

 

Tra i nuovi membri di questo elitario club filantropico Zuckerberg, quando si tratta di generosità hi-tech, non è solo: è stato seguito da un compagno di strada, il co-fondatore del sito di social networking Dustin Moskowitz. E da un predecessore, quello Steve Case che diede i natali a Aol. Zuckerberg, il cui patrimonio è al momento teorico (legato a una società non ancora quotata) ma potenzialmente immenso, aveva già dato segno di sensibilità alla beneficenza: a settembre aveva donato cento milioni alle scuole pubbliche di Newark, città-ghetto del New Jersey in cerca di riscatto. Dalla tradizionale scuola della ricchezza di Wall Street, assieme a Icahn e Milken, arriva invece un altro dei neofiti, Ted Forstmann: è stato un pioniere del private equity, con la sua Forstmann Little. Adesso controlla il colosso del marketing sportivo Img Worldwide. Le promesse di vecchi e nuovi super-ricchi hanno destato ancora più scalpore per il difficile momento che attraversa anche la beneficenza: l'anno scorso il totale delle donazioni in America è sceso del 3,6%, a 303,75 miliardi.

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