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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2010 alle ore 08:13.
Risanamento cede un altro pezzo del patrimonio, porta a casa un po' di liquidità, riduce il debito ma soprattutto esce da un mercato, l'America, dove ormai aveva un solo immobile e per lo più gravato da un finanziamento bullet in scadenza nel 2012, con conseguente obbligo di rimborso o eventuale rifinanziamento.
Ieri, il gruppo immobiliare, che curiosamente alla vigilia è balzato in Borsa di oltre il 10%, ha chiuso l'operazione di cessione di Etoile Madison Corp a 660 Madison Owner Realty Corp per 285 milioni di dollari meno l'importo dei debiti finanziari (pari a 276,8 milioni di dollari) più la liquidità presente in cassa, ossia 6,5 milioni di dollari. Per effetto della dismissione, l'indebitamento complessivo di Risanamento si è ridotto di altri 200 milioni di euro. Un tassello che si è aggiunto al mosaico fin qui composto dalla società che ha messo nelle caselle giuste le tessere più importanti del piano di ristrutturazione, complice la cessione dell'area Falck alla cordata guidata da Davide Bizzi, immobiliarista cresciuto al fianco di Luigi Zunino.
In quest'ultima transazione, quella newyorkese, un solo aspetto sembra però sfuggire alla presa, ossia chi sia realmente l'acquirente del prestigioso immobile in 660 Madison. Cercare in rete traccia della holding che si è fatta carico dell'operazione non offre alcun tipo di spunto, e la stessa Risanamento, per rispettare un impegno di riservatezza con l'acquirente, non ha fornito informazioni dettagliate sulla controparte. Tra i grattacieli di Manhattan, però, gli operatori dell'immobiliare si sono fatti una certa idea su chi abbia condotto l'operazione, peraltro tutta cash senza un dollaro di debito e, risalendo al vertice della catena, forse si capisce anche perché l'acquirente si è battuto per restare coperto dall'anonimato. La dinastia divenuta proprietaria dell'immobile in 660 Madison è infatti la famiglia Safra, anche questa vecchia amicizia di Zunino, ma soprattutto nota alle cronache per la sventurata fine, per alcuni ancora misteriosa, del più noto dei fratelli: quel Edmond Safra, banchiere di origine libanese, morto nell'incendio del suo attico di Montecarlo alla fine degli anni '90 per opera dell'assistente-infermiere Theodore Maher. L'inchiesta venne chiusa abbastanza velocemente, dopo una confessione dello stesso Maher che agli inquirenti raccontò di aver inscenato un'aggressione agli appartamenti blindati di Safra con l'obiettivo di salvare il banchiere dal falso pericolo per ottenere da lui riconoscenza a vita. La messa in scena ebbe però un epilogo drammatico, perché Safra rimase vittima proprio della follia del suo infermiere, ossia di una candela accesa lanciata in un cestino. La versione della guardia del corpo assassina al tempo non convinse però tutti, la stessa moglie Lily Safra, presente in un'altra ala dell'attico al momento dell'incendio, cercò di andare a fondo della vicenda. D'altra parte, il marito non era certo una persona qualunque, ma piuttosto un uomo che in 68 anni era riuscito a costruire un castello di dollari da ben 40 miliardi. Edmond Safra, ebreo sefardita, è stato infatti il fondatore della Republic National Bank of New York, all'epoca un gruppo con 30 mila clienti facoltosi e depositi per 56,5 miliardi di dollari custoditi nelle 44 filiali che l'istituto aveva in giro per il mondo. Proprio a ridosso della sua scomparsa il banchiere aveva ceduto alla Hsbc il suo impero del credito per 3,3 miliardi di dollari.