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Finanza e Mercati In primo piano

L'Agricole si ristruttura in Grecia

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 06:41.


PARIGI
La priorità di Crédit Agricole? Risanare la controllata greca Emporiki, che da sola è costata al gruppo francese, considerando l'acquisizione (nel 2006) e le sciagurate perdite successive, dovute alla bufera greca, qualcosa come 4,5 miliardi di euro. Poi, si vedrà. Solo dopo la «banca verde», come la chiamano i francesi, imbastirà di nuovo un'ambiziosa crescita esterna, a suon di acquisizioni. Non solo: Crédit Agricole vuole diventare «leader in Europa per la banca universale di prossimità» entro dieci anni. Insomma, finiti i tempi dei giochini in borsa e della finanza allegra, che avevano tentato questo gruppo mutualistico prima dell'ultima crisi finanziaria. Si ritorna ai fondamentali: il retail. E il finanziamento delle imprese, soprattutto piccole e medie.
Sono i messaggi lanciati ieri nella sede parigina di Crédit Agricole dai vertici (il nuovo tandem, l'aministratore delegato Jean-Paul Chifflet e il presidente Jean-Marie Sander, in sella dalla primavera scorsa) ai 1.400 dirigenti riuniti per illustrare il piano di sviluppo decennale del gruppo, che per il retail in Francia è già il numero uno (28% di quota di mercato) e che conta all'estero 6,6 milioni di clienti (1,4 in Italia, mediante Cariparma FriulAdria). Diciamolo subito: le esternazioni di Crédit Agricole non sono piaciute un granché in Borsa, dove ieri il titolo ha ceduto il 2,57%, scendendo a 10,39 euro. Dall'inizio dell'anno ha perduto il 16%, a causa dei timori su Emporiki (che, però, dovrebbe ritornare agli utili già nel 2012). E anche per le preoccupazioni sulla «tenuta» di Crédit Agricole a Basilea 3. I vertici della banca hanno già assicurato nel passato che non avranno bisogno di un aumento di capitale. Ma, a differenza dei loro due concorrenti nazionali, Bnp Paribas e Société Générale, non hanno dato indicazioni sulle previsioni del Tier 1 ratio all'orizzonte del 2013. Un dato vanamente atteso ieri dagli investitori.
Ma ritorniamo ai propositi della «banca verde». «Puntiamo alla crescita organica di quello che già abbiamo - ha sottolineato Chifflet -. Per il momento restiamo calmi: dobbiamo gestire il problema della Grecia». «Anche se non escludiamo per forza tutte le acquisizioni», ha precisato il presidente Sander. Da tempo circolano voci su un possibile shopping nella penisola iberica, dove Crédit Agricole possiede già il 20% della spagnola Bankinter e l'11% del portoghese Espirito Santo. Quanto all'Italia, si è parlato di un interesse per la Cassa di risparmio di Lucca. Ma le dichiarazioni di ieri sembrano raffreddare i facili entusiasmi. In ogni caso Crédit Agricole vuole svilupparsi soprattutto in Francia e nell'Europa mediterranea. E ovunque vuole recuperare (e rassicurare) il cliente «tradizionale», riducendo l'investment banking. Proprio ieri in Francia è partita una campagna stampa della federazione bancaria (Fbf) per riconquistare la fiducia del francese medio, sulla base dello slogan «parliamo delle banche e parliamone davvero». Per spiegare il loro ruolo nel finanziamento dell'economia reale. Per dire che non sono state all'origine della crisi. Sì, i tempi della finanza allegra sono proprio finiti.

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