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Bernanke va in trincea contro l'assedio alla Fed

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2010 alle ore 14:30.

Ben Bernanke è comparso anche sui teleschermi a perorare la propria causa. Alla rete Cbs, in prima serata, ha dichiarato che la ripresa, pur in corso, potrebbe tuttavia non essere autosufficiente. E che quindi ulteriori acquisti di debito, oltre ai 600 miliardi già approvati dalla Federal Reserve fino a giugno, sono «certamente possibili».
Ma l'offensiva mediatica non è bastata a calmare le dure polemiche sulla Fed, attaccata da più parti, da chi teme che con i suoi interventi accentri troppo potere. E che inneschi rischi di future spirali inflazionistiche o di nuove bolle speculative. Limiti, forse, della televisione. Ben più, però, limiti delle banche centrali nell'era dopo la grande crisi, specie per la Fed, banca centrale per eccellenza, mai come oggi impegnata in una battaglia per la sua stessa sopravvivenza. La missione è salvaguardare il consenso interno e la propria credibilità e indipendenza.


L'assalto più convinto si sta preparando nel nuovo Congresso che entrerà in carica a gennaio, con il suo baricentro repubblicano. Il deputato libertario Ron Paul, che sarà presidente della commissione della Camera che supervisiona la Fed, è autore d'un libro per l'abolizione completa della banca centrale. «Rimane la mia convinzione» ha ribadito. E anche se Paul scenderà a più miti consigli, renderà la vita difficile a Bernanke. Un altro parlamentare conservatore, Darrell Issa, prossimo responsabile della commissione sulle riforme governative, ha promesso una Fed che renda più conto al pubblico. Qualcuno, poi, ha minacciato di correggere il doppio mandato della Fed: cancellare il mandato in difesa di crescita e massima occupazione per lasciare solo la stabilità dei prezzi.

La reazione è scattata dopo che la Fed, già criticata per la scarsa capacità di prevenire la crisi, ha di molto ampliato i suoi interventi nella lotta alla recessione: durante i giorni più bui aveva acquistato fino a 1.700 miliardi di dollari di asset tossici e contribuito a salvare banche e assicurazioni. Adesso, con acquisti di bond governativi, sta giocando nuove carte poco ortodosse per cercare di stimolare un'economia considerata ancora troppo debole per risolvere il dramma dei senza lavoro.

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Tags Correlati: Ben Bernanke | Camera dei deputati | CBS | Fed | Issa Darrell | Mercato del lavoro | Narayana Kocherlakota | Richard Fischer | Richard Plosser | Thomas Hoenig | Vincent Reinhart

 

Sotto assedio, tuttavia, la banca centrale rischia anche di mostrare maggiori crepe all'interno. «Bernanke continuerà nella sua politica, perché la legge prescrive l'obiettivo della piena occupazione e ha una maggioranza di colleghi dalla sua parte – dice Allen Sinai fondatore di Decision Economics – Anzi, la rafforzerà ulteriormente se l'economia non risponderà. Ma dovrà gestire un crescente dissenso al vertice».

Nei mesi scorsi erano affiorate divisioni tra sostenitori e scettici del nuovo piano per rilevare Treasuries, il cosiddetto quantitative easing. Esponenti quali Narayana Kocherlakota, della sede di Minneapolis, ne avevano messo in dubbio seriamente l'efficacia e la necessità. Le fratture sono al momento rientrate: un compromesso sull'esecuzione graduale della strategia, per cercare di spingere al ribasso i tassi a lunga, è stato sostenuto dall'intero board con l'eccezione dello storico dissidente Thomas Hoenig di Kansas City. L'anno prossimo Hoenig, comunque, non avrà più diritto di voto nel board. Nelle rotazioni ai vertici dell'istituto subentreranno, però, altri due critici: Richard Plosser di Philadelphia e Richard Fischer di Dallas. E le critiche esterne potrebbero incoraggiare tensioni tra i falchi anti-inflazione e le colombe pro-espansione. «Potrebbero fare da sponda all'opposizione interna» ha avvertito Vincent Reinhart, ex direttore della divisione affari monetari della Fed. A meno che Bernanke e i suoi alleati riescano nella loro missione prioritaria di riaffermare l'indiscussa autorevolezza della banca centrale.

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