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Ifil-Exor, tutti assolti: «Il fatto non sussiste»

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2010 alle ore 06:42.


Tutti assolti. Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Virgilio Marrone non hanno commesso aggiotaggio informativo. Il Tribunale di Torino, con sentenza emessa nella prima mattinata di ieri, ha stabilito che «il fatto non sussiste». Nessun reato ha accompagnato la complessa operazione finanziaria (l'equity swap targato Ifil-Exor) che nel settembre del 2005 permise alla famiglia Agnelli di tenere la presa su Fiat.
Per capire le motivazioni del dispositivo sarà necessario attendere una novantina di giorni, quando ci sarà il deposito della sentenza, ma intanto a molti appare chiaro che cruciale nell'imprimere una svolta alla vicenda sia stata la perizia tecnica disposta dal giudice Giuseppe Casalbore. Più o meno una cinquantina di pagine dalle quali non emergono conclusioni ma semplici evidenze statistiche. Una più di altre potrebbe aver convinto il giudice a chiudere con un'assoluzione il primo grado del processo. In particolare, in un passaggio si legge che «in data 24 agosto 2005 l'AR (Abnormal return o più semplicemente rendimento anomalo di Fiat, ndr) realizzato non possiede connotati tali da renderlo statisticamente significativo». Ciò denota, secondo quanto spiegano i tre periti, Francesco Galvagno, Pier Nicola Carollo e Marco Micocci, rispettivamente un commercialista, un ex ispettore di Banca d'Italia e un docente di matematica finanziaria, che vi è stata «una reazione immediata "blanda" (pressoché neutra) del mercato al comunicato del 24 agosto». Insomma, la nota emessa dall'Ifil quel giorno non avrebbe prodotto oscillazioni significative del titolo Fiat e se movimenti ci sono stati, questi sarebbero da rubricare come omogenei con l'andamento altalenante registrato dalle azioni nei 100 giorni che hanno segnato la trasformazione del gruppo automobilistico. Con l'aggiotaggio si turbano i mercati e, secondo gli esperti, il comunicato era solo «moderatamente» e «potenzialmente» rialzista. Anche ammettendo che fosse da integrare in qualche modo - dicono le difese - non ebbe, insomma, alcun effetto.
La sentenza del Tribunale non va peraltro a scontrarsi con le sanzioni amministrative comminate dalla Consob. E per una ragione precisa, sul piano amministrativo la norma è leggermente meno stringente che su quello penale dove diventa predominante l'articolo 185 del Testo Unico della Finanza che prescrive che venga dimostrato che le notizie false o fuorvianti siano «concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo degli strumenti finanziari». Tanto che ambienti vicini alla Commissione di controllo dei mercati hanno commentato così all'Ansa: «Il verdetto di oggi, di cui Consob prende atto in attesa delle motivazioni, attiene ai profili penali, che possono configurarsi diversamente da quelli amministrativi».

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Tags Correlati: Agnelli | ANSA | Banca d'Italia | Consob | Fiat | Francesco Galvagno | Franzo Grande Stevens | Gianluigi Gabetti | John Elkann | Marco Ferrero | Marco Micocci | Pier Nicola Carollo | Reati | Torino |

 

Alla lettura del dispositivo da parte del presidente Giuseppe Casalbore, la soddisfazione degli imputati è apparsa subito incontenibile. Un Gabetti molto emozionato ha fatto presente che «questa è una sentenza su tutta la carriera», aggiungendo però di non essere sorpreso: «Avevo la coscienza pulita». Altrettanto ha dichiarato Franzo Grande Stevens: «Sono contento ma ero certo di avere ragione». Mentre Marrone ha parlato di «decisione che riflette la realtà dei fatti». Anche il vertice della Fiat, in primis l'azionista John Elkann, ha voluto esprimere il suo compiacimento per l'esito della vicenda: «Voglio ringraziare uomini come Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens, per quello che hanno fatto». Soddisfazione anche da Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo automobilistico: «Mi fa molto piacere che oggi, finalmente, si sia conclusa una lunga vicenda giudiziaria e che quell'integrità che ha sempre caratterizzato l'azione di Gianluigi Gabetti sia stata riconosciuta pubblicamente». L'avvocato Cesare Zaccone, che in tandem con Michele Briamonte ha difeso Grande Stevens, ha sottolineato che «è una sentenza giusta anche sotto il profilo morale, non solo giuridico». Dello stesso avviso Marco Ferrero, difensore di Gabetti assieme a Franco Coppi,: «Il Tribunale sembra aver ragionato in maniera indipendente rispetto al procedimento amministrativo. È un risultato giusto, corretto, che soddisfa tutti».
Evidentemente meno compiaciuta la procura. «È chiaro che mi hanno dato torto» ma «credo in quello che abbiamo sostenuto in udienza», ha commentato il sostituto procuratore di Torino, Giancarlo Avenati Bassi. «Aspettiamo le motivazioni», ha aggiunto il pm, sottolineando che «dire ora se faremo o meno ricorso sarebbe aprioristico».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA VICENDA

Il comunicato
Un comunicato, diffuso da Torino il 24 agosto 2005
su richiesta Consob, spiegava che, nonostante si fosse vicini
alla scadenza del convertendo con le banche, non erano allo studio iniziative particolari sul titolo Fiat.
L'equity swap
Tre settimane dopo, però, Ifil riscattò le azioni dell'equity swap con 525 milioni di euro, conservando così il
30% della casa torinese.
La multa
Nel 2007 la Consob commina una sanzione da 16 milioni poi ridotta a 6,3 milioni.

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