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Ecco perché Telecom non agirà contro Pirelli e perché la Consob ha riaperto il caso

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2010 alle ore 11:28.

Niente liti, è Natale. Il board Telecom Italia rinuncia all'ipotesi di avviare azioni di responsabilità contro i precedenti amministratori per le vicende giudiziarie che hanno interessato il gruppo negli ultimi anni (Tavaroli & dossier, carte Sim fasulle, frode Sparkle), ma la Consob fa riaprire un caso che sembrava già chiuso. La Commissione ha chiesto infatti di spiegare meglio al mercato cosa è successo nella riunione di giovedì 16 dicembre, quando il consiglio ha deciso di soprassedere. Regalando così un insolito «dietro le quinte» ufficiale.

Questa, dunque, alla luce anche delle integrazioni comunicate ieri in tarda serata, la ricostruzione degli avvenimenti. Il giovedì della settimana scorsa il consiglio di amministrazione Telecom si riunisce al gran completo per l'ultimo appuntamento dell'anno. Al punto 3 dell'ordine del giorno, sotto la voce «comunicazioni», c'è un'indicazione in codice: «progetto Greenfield - report risultanze». Si tratta del lavoro di ricognizione commissionato alla società di revisione Deloitte per evidenziare tutte le possibili criticità aziendali legate alle vicende finite sotto la lente degli inquirenti. I consiglieri è la prima volta che l'esaminano: a chi l'ha chiesto non è stato consegnato. Qualche dettaglio però filtra sulla stampa e proprio giovedì esce un pezzo ben informato su Repubblica.

La documentazione, si apprende dalle integrazioni, viene dunque a quel punto messa a disposizione dei consiglieri: il rapporto Deloitte (qualche centinaio di pagine) e i pareri legali degli avvocati (Bruno Cova e Franco Bonelli) incaricati di formulare una valutazione sull'esperibilità di un'eventuale azione di responsabilità che, giocoforza, chiamerebbe in causa la Pirelli di Marco Tronchetti Provera, all'epoca dei fatti contestati principale azionista della compagnia telefonica. Tronchetti ha lasciato il board Telecom e con questo la carica di presidente nel settembre 2006 e dunque, direttamente, le sue responsabilità si fermano lì. A settembre del prossimo anno cadono perciò i primi termini di prescrizione per un'eventuale azione di responsabilità nei confronti dei precedenti amministratori «esecutivi». L'ultima assemblea in calendario, utile per deliberare nel merito, è quella della prossima primavera che, oltre ad approvare il bilancio, dovrà anche provvedere a rinnovare il consiglio, comprese le cariche di presidente e amministratore delegato oggi affidate, rispettivamente, a Gabriele Galateri e Franco Bernabè.

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Nel consiglio della settimana scorsa, dunque, il compito di illustrare in sintesi le risultanze del report Deloitte spetta al capo-progetto Antonio Cattaneo. Cova e Bonelli espongono le loro valutazioni. «Tecnicamente», si apprende dalla comunicazione sollecitata dalla Consob, l'azione è «proponibile», ma quali sono le reali possibilità di vincere una battaglia legale su questioni per definizione opinabili? Cova è possibilista, Bonelli (e non da ieri) invece è scettico, anche perchè non c'è giurisprudenza in materia cui fare riferimento. Ad ascoltare ci sono tutti, tranne Tarak Ben Ammar: il "mediatore d'affari" franco-tunisino, legato da rapporti di lunga data al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si assenta nel bel mezzo dell'esposizione dei consulenti per "precedenti impegni".

Tenuto conto della complessità della materia e della mole della documentazione prodotta, l'ad Bernabè propone di rinviare ogni decisione a una successiva riunione del consiglio. Il board però, considerato anche che indiscrezioni sul progetto Greenfield sono già in circolazione come risulta dagli articoli di stampa, preferisce esprimere subito un orientamento per non lasciare sospesa per settimane una questione delicata che coinvolge anche un'altra società quotata. Si conviene di rivedere la posizione, dovessero emergere fatti nuovi anche dal fronte giudiziario, ma, pur senza votare, il consiglio si trova d'accordo sul fatto che non ci sono elementi sufficienti per suggerire l'avvio di un'azione di responsabilità contro i precedenti amministratori esecutivi.

Tutti d'accordo, tranne uno: il consigliere indipendente, nominato dalla lista dei fondi, Luigi Zingales che fa mettere a verbale la sua «totale contrarietà» all'orientamento emerso dal cda. I motivi li ha precisati ieri la nota Telecom. Zingales «ha anzitutto condiviso il suggerimento formulato dall'amministratore delegato di rinviare le discussione a successiva riunione», e «in mancanza – sulla scorta di una valutazione da parte sua dell'illustrazione degli stessi pareri legali, che, tecnicamente, consentono la proponibilità di un'azione – si è dichiarato favorevole all'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori esecutivi cessati, in base a considerazioni di principio e di equità, e comunque a fronte dei costi in termini d'immagine e gestionali che, a sua opinione, la scelta di non farla avrebbe comportato».

E il collegio sindacale? Pure sollecitato dalla Consob, fa sapere di avere avviato, anche con l'ausilio di propri consulenti legali, l'analisi della documentazione, per «le eventuali iniziative che ritenesse necessario assumere», intendendo comunque esprimere le proprie valutazioni in tempo per il deposito della relazione all'assemblea di bilancio. I sindaci, precisa comunque la loro nota, non hanno rilevato «irregolarità» nel corso della riunione consiliare del 16 dicembre.

Una digressione riguarda il caso Sparkle, che ha già prodotto l'avvio di un'azione di responsabilità contro l'ex amministratore delegato della controllata, Stefano Mazzitelli. La nota integrativa del cda dà conto dell'intervento di Zingales, sempre nella riunione della settimana scorsa, che ha riferito «in merito alle analisi documentali personalmente svolte in merito alla vicenda, esponendo alcune considerazioni personali e formulando una serie di quesiti». «Alcuni di detti quesiti – prosegue un po' criptica la nota – sono stati fatti oggetto di esplicita trattazione da parte dei consulenti, con rappresentazione di conclusioni difformi da quelle autonomamente raggiunte dal consigliere, peraltro sulla base di un più limitato supporto informativo». Alcuni dei profili sollevati potranno però «diventare oggetto di trattazione in una successiva riunione» del board.

Il giorno successivo Tronchetti aveva commentato in un'intervista rilasciata al Tg1 di non essere sorpreso dell'orientamento espresso dal consiglio Telecom, dato che, aveva rivendicato, alcuni dei fatti censurabili erano stati scoperti e denunciati proprio dalla sua gestione. L'Asati, l'associazione dei piccoli azionisti Telecom, aveva invece gridato allo scandalo, appellandosi alla Consob per supposti conflitti d'interesse dei consiglieri. Pirelli & C, a sua volta, aveva preannunciato un contro-esposto alla Consob per le rappresentazioni a suo giudizio non veritiere dei fatti. Da ultimo, il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti aveva presentato un'istanza parlamentare. Il caso, però, allo stato dell'arte sembrava chiuso. Sarà da verificare in che misura il dossier sia stato riaperto dall'intervento della Consob che, per inciso, non può e non vuole entrare nel merito delle decisioni degli organi societari, ma può e vuole pretendere tutta la trasparenza opportuna, tanto più che la situazione non ha precedenti.

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