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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2010 alle ore 06:41.
MILANO
Telecom Italia si prepara a dare l'addio a Cuba. Secondo indiscrezioni, sarebbe infatti in dirittura d'arrivo la cessione della partecipazione detenuta in Etecsa, la compagnia cubana di telecomunicazioni. La quota del 27%, che nell'ultima semestrale Telecom era valutata 367 milioni, verrebbe rilevata dal Governo cubano che detiene il controllo del resto del capitale. Non si conosce il prezzo in discussione nella transazione che tuttavia, secondo le voci, incorporerebbe un premio.
Era stato lo stesso amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, ad anticipare a metà ottobre che le trattative per la cessione della quota di Etecsa erano in «fase avanzata», spiegando la decisione con il fatto che la partecipazione non avrebbe mai potuto essere consolidata. Nonostante Cuba offra alte potenzialità di sviluppo, considerata l'ancor scarsa diffusione nell'isola caraibica dei servizi di telecomunicazione. Al 30 giugno scorso Etecsa, che opera in regime di monopolio, aveva infatti solo 1,134 milioni di utenze fisse e 852mila linee mobili.
Lo scorso anno sembrava essere interessata a rilevare la partecipazione la spagnola Telefonica, maggior singolo azionista di Telco (la holding che controlla il 22,5% del capitale di Telecom Italia), che già aveva comprato dal gruppo italiano la tedesca Hansenet, a un prezzo pari a un enterprise value (equity più debito) di 900 milioni di euro. Ma il via libera dall'Avana, che è anche l'azionista di controllo di Etecsa, non è mai arrivato. Sarà da vedere, però, se gli spagnoli non torneranno in gioco in un secondo momento.
Se comunque la trattativa si concluderà con la cessione della quota al Governo cubano, Telecom Italia avrà sostanzialmente concluso il suo piano dismissioni. Stante la decisione di confermare la presenza in Argentina, dopo l'accordo raggiunto con il partner locale (la famiglia Werthein), e l'impossibilità di fatto di cedere almeno una parte della controllata Sparkle, incappata in una truffa che ne aveva gonfiato i risultati negli anni scorsi e comportato un danno contabilizzato in 507 milioni nei conti del gruppo. Dopo l'aiuto cubano in probabile dirittura d'arrivo, il processo di rientro del debito Telecom – a fine settembre scorso, a livello consolidato, la posizione finanziaria netta rettificata era negativa per 32,98 miliardi – dovrebbe perciò contare solo sull'apporto di cassa generato dalla gestione ordinaria.