House Ad
House Ad
 

Finanza e Mercati Obbligazioni

Italia a rilento sui corporate bond

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2010 alle ore 06:41.


Sarà l'effetto anticipato di Basilea 3. Sarà che le banche ispirano meno fiducia di un tempo. Sarà che emettere obbligazioni è la moda del momento. Sta di fatto che, ovunque nel mondo, la crisi finanziaria ha separato i destini di banche e imprese: le aziende oggi ricorrono molto più al mercato obbligazionario per raccogliere finanziamenti e si appoggiano molto meno al sistema bancario. In Europa – secondo i calcoli di Bnp Paribas – tra il 2008 e il 1010 le imprese hanno ridotto di 170 miliardi di euro il credito bancario netto e hanno aumentato di 372 miliardi la raccolta obbligazionaria. Si tratta di un travaso, da un canale all'altro, di 542 miliardi.
E l'Italia sta marciando nella stessa direzione. Il problema è che è molto più lenta degli altri paesi: oggi – secondo i dati elaborati da Dealogic – le emissioni di bond rappresentano il 46% del credito bancario nel Belpaese, contro il 50% medio europeo e il 56% statunitense. Motivo: ci sono molteplici difficoltà fiscali che disincentivano le emissioni obbligazionarie in Italia. E le recenti contestazioni del Fisco sul bond di Wind non hanno fatto altro che ingigantire il problema.
La «disintermediazione»
Partiamo dalla fotografia della situazione, possibile con i dati elaborati dal Sole 24 Ore da Bnp Paribas e da Dealogic. Se si confrontano le emissioni lorde di bond e la raccolta – sempre lorda – attraverso i prestiti sindacati bancari, il trend è evidente: in tutto il mondo le imprese dipendono sempre meno dalle banche per sopravvivere. In Europa negli anni post-crisi (2008-2010) le imprese hanno raccolto – stima Bnp Paribas – 777 miliardi di euro attraverso le emissioni obbligazionarie e 974 miliardi attraverso il canale bancario: il mercato, in questi anni, ha portato quindi il 44% dei fondi necessari al sistema industriale. Nei due anni pre-crisi (2006-2007), invece i finanziamenti bancari erano ammontati a 1.353 miliardi mentre quelli obbligazionari ad appena 368 miliardi: il bond, quindi, portava appena il 21% del denaro totale alle imprese. Idem negli Usa, dove il mercato ha storicamente rappresentato una fetta molto importante del finanziamento all'impresa.

L’articolo continua sotto

Tags Correlati: Basilea | Bmw | Borsa di Milano | Borsa Valori | Daimler | Deutsche Telekom | Gabriele Vianello | Italia | Obbligazioni | Telecom | Wind

 

Il motivo di questo fenomeno, che i tecnici chiamano «disintermediazione», è ovvio: in un mondo dove le banche devono adeguare i coefficienti patrimoniali ai nuovi dettami di Basilea 3, il credito diventa più selettivo e complesso. «Sarebbe insostenibile – commenta Gabriele Vianello, responsabile debt capital market per l'Italia di Bnp Paribas – mantenere una preponderanza del credito bancario in vista di Basilea 3». Morale: le imprese cercano altre strade per finanziarsi.
Italia a passo lento
Anche il Belpaese si sta muovendo nella stessa direzione. Ma più lentamente. Hanno percorso la strada della «disintermediazione» le grandi aziende quotate in borsa, ma non – salvo casi rari – quelle più piccole. Insomma: il mercato dei bond resta un club esclusivo per il made in Italy. «I motivi per cui molte imprese faticano ad avere accesso al mercato obbligazionario sono molti – aggiunge Vianello –. Da un lato le banche italiane sono storicamente più attive nel finanziare le imprese. Ma per le società non quotate in borsa c'è anche una ragione fiscale, che disincentiva le emissioni».
Il problema è complesso e riguarda la cosiddetta witholding tax e la deducibilità degli interessi. Le società non quotate italiane (a differenza di quelle quotate a Piazza Affari) non possono pagare cedole lorde: questo disincentiva gli investitori esteri. Un tempo per aggirare questo problema le imprese creavano veicoli lussemburghesi con cui emettevano i bond. Ma ora in pochi lo fanno. Morale: molte imprese non quotate, che sono già in contatto con le banche d'affari per svincolarsi dalla dipendenza bancaria, non si muovono. Aspettano. E perdono il treno del favorevole momento di mercato. «Tutti questi problemi rappresentano, messi insieme un forte disincentivo a emettere bond – osserva Vianello –. In Italia esiste una sovra-complicazione che riduce le possibilità di finanziamento per le aziende rispetto a quelle di altri paesi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE SCADENZE

145 miliardi
Le scadenze di bond nella Ue
Nel vecchio continente le imprese dovranno rimborsare nel 2011 prestiti obbligazionari per 145 miliardi di euro, dopo averne onorati per 138 miliardi nel 2010. Maggiori saranno però le scadenze di crediti bancari: i rimborsi, per le aziende europee, ammonteranno nel 2011 a 381 miliardi di euro.
10,1 miliardi
I maggiori rimborsi
Il gruppo industriale che dovrà affrontare i maggiori rimborsi nel 2011 – secondo i calcoli di Bnp Paribas – sarà Daimler, con 10,1 miliardi di euro da rimborsare nel 2011. Al secondo posto Volkswagen (7,8 miliardi), al terzo Bmw (6,3). Dopo tre società automobilistiche, i maggiori rimborsi toccheranno a quelle telefoniche: Deutsche Telekom è al quarto posto (4,7 miliardi), seguita da Telecom Italia (4,2). Nel 2012 al primo posto per rimborsi ci sarà Volkswagen (7,7 miliardi), seguita da Bmw.

Shopping24

Da non perdere

L'esempio di Baffi e Sarcinelli in tempi «amari»

«Caro direttore, ho letto (casualmente di fila) i suoi ultimi tre memorandum domenicali. Da

L'Europa federale conviene a tutti

Ho partecipato la scorsa settimana a Parigi a un incontro italo francese, dedicato al futuro

Non si può privatizzare la certezza del diritto

In questa stagione elettorale, insieme ad un notevole degrado, non solo lessicale, ma anche di

Le sette criticità per l'economia Usa

Quale futuro si prospetta per l'economia degli Stati Uniti e per quella globale, inevitabilmente

Sull'Ilva non c'è più tempo da perdere

La tensione intorno al caso dell'Ilva non si placa. Anzi, ogni giorno che passa – nonostante i

Casa, la banca non ti dà il mutuo? Allora meglio un affitto con riscatto. Come funziona

Il mercato dei mutui in Italia resta al palo. Nell'ultimo mese la domanda di prestiti ipotecari è


Jeff Bezos primo nella classifica di Fortune «businessperson of the year»

Dai libri alla nuvola informatica: Jeff Bezos, fondatore e amministratore delegato di Amazon,

Iron Dome, come funziona il sistema antimissile israeliano che sta salvando Tel Aviv

Gli sporadici lanci di razzi iraniani Fajr-5 contro Gerusalemme e Tel Aviv costituiscono una

Dagli Assiri all'asteroide gigante del 21/12/2012, storia di tutte le bufale sulla fine del mondo

Fine Del Mondo, Armageddon, end of the World, Apocalypse? Sembrerebbe a prima vista roba da