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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2011 alle ore 07:38.
Partite dalla speculazione finanziaria. Aggiungeteci i cali produttivi e quelli delle scorte. Sommateci l'impennata della domanda, legata soprattutto alla fame dei paesi emergenti. Ecco perché il 2011 si prospetta come un anno ad altissimo rischio di rincari per le principali risorse agricole.
Dal frumento al mais, passando per la carne fino ad arrivare a prodotti più esotici come gamberetti o manioca, fare la spesa in futuro promette di rivelarsi più costoso rispetto al passato. «I prezzi delle derrate agricole saliranno fortemente nel 2011» ha denunciato la Fao nell'ultimo Food Outlook. Per l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, «i raccolti del prossimo anno difficilmente riusciranno a garantire l'equilibrio con la domanda sui mercati mondiali». I focolai inflazionistici sul fronte alimentare sono accesi ovunque: negli Usa i prezzi alla produzione e al consumo stanno già accelerando e sono stimati al rialzo del 2-3% nella prima parte del 2011, secondo le previsioni del dipartimento Usa per l'agricoltura. In India non va meglio, vista un'inflazione alimentare al 15 per cento. Dietro l'incremento delle quotazioni c'è sicuramente il dollaro debole che rende più appetibile la domanda dall'estero. E proprio la richiesta di prodotti dai paesi emergenti – Cina e India in primis – è causa della riduzione delle scorte e di un aumento dei prezzi su scala globale.
La corsa dei listini. Il campanello d'allarme sui mercati suona da tempo. Le materie prime agricole sono il comparto che più si è apprezzato nel tumultuoso mercato delle commodity. Basta guardare l'indice di riferimento Dj-Ubs: da giugno il settore agriculture è salito del 38% contro il 24% dei metalli preziosi. Lo zucchero ha toccato i massimi da trent'anni, il caffè da tredici; mais, grano e semi di soia sono in salita rispettivamente del 49, 39 e 35% rispetto a un anno fa.
Frumento a rischio. Quali sono le materie prime i cui prezzi minacciano di infiammarsi maggiormente? Secondo gli analisti, i fondamentali di alcune commodity parlano chiaro. Per il frumento e i cereali, il 2011 promette di assomigliare a un anno di passione come quello appena concluso. In preda alla turbolenza nel 2010 - a causa degli incendi estivi in Russia che hanno "bruciato" anche il surplus nella raccolta di Argentina e Australia e di una speculazione che ha azzannato il mercato dei futures - la produzione mondiale di frumento nel 2010 è scesa del 5% sul 2009 mentre le scorte si sono ridotte del 10 per cento. Dopo i picchi di agosto, l'attenzione è concentrata sulle produzioni dei prossimi mesi. Le previsioni sono scoraggianti: le pessime condizioni climatiche stanno ostacolando la maturazione della coltivazioni negli Usa e i prezzi rischiano di rimanere alti e volatili. Il destino è analogo per i principali cereali foraggeri – per gli allevamenti – come orzo e mais, i cui prezzi sono del 70% e 40% più alti dello scorso anno.