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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2011 alle ore 06:42.
La catastrofe meteorologica che ha investito l'Australia rischia di provocare conseguenze pesanti e durature sull'industria siderurgica mondiale. La produzione di carbone da coke, in gran parte concentrata nel Queensland, lo stato più colpito dalle alluvioni, potrebbe non ritrovare la normalità per mesi. Ed è facile prevedere che i rialzi di prezzo – che sul mercato spot hanno già spinto la materia prima ai massimi da ottobre 2008 – si rifletteranno anche nei contratti di fornitura trimestrali. Per Morgan Stanley dal 1° aprile il carbone da coke potrebbe rincarare dagli attuali 225 a 292,50 dollari per tonnellata. Macquarie scommette invece su 270 $/tonn. e Daiwa Capital addirittura su 300, anche se – avverte – l'improvvisa impennata e la speranza di successivi ribassi potrebbero spingere le acciaierie ad accettare il passaggio a contratti mensili proposto da Bhp Billiton.
Alle prime avvisaglie di difficoltà in Australia, alcune imprese siderurgiche hanno anticipato a dicembre una parte dei rifornimenti: è il caso ad esempio dell'indiana Tata Steel e della China Steel Corp. di Taiwan, che afferma di aver già subito un aggravio dei costi di 10 milioni di $ per le alluvioni in Australia. Ma la situazione nel paese continente non smette di peggiorare: l'acqua ha invaso una superficie pari a Francia e Germania, provocando 10 morti e l'evacuazione di oltre 200mila persone.
Dall'inizio di dicembre, secondo i calcoli di Macquarie, circa 98 milioni di tonn. di capacità di produzione di carbone da coke sono sottoposte alla clausola di forza maggiore, che consente alle minerarie di non incorrere in conseguenze legali in caso di mancata consegna della merce. In realtà, le esportazioni non sono completamente bloccate, ma la spedizioni avvengono a singhiozzo e sono sempre più a rischio.
Il premier del Queensland, Anna Bligh, afferma che il 75% delle miniere dello stato – che producono anche carbone termico – è ferma a causa di allagamenti. La società di consulenza Wood Mackenzie stima che le alluvioni stiano ostacolando l'attività di almeno 46 miniere di carbone metallurgico, responsabili di circa l'80% dell'export australiano (che a sua volta rappresenta due terzi delle forniture mondiali). In alcuni casi si tratta di un impatto diretto: la pioggia ha allagato le miniere, spesso a cielo aperto. In altri casi, il problema sono le frequenti interruzioni alle linee ferroviarie che trasportano la merce.