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Bolloré: lettera di interesse a Pininfarina

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2011 alle ore 06:40.

PARIGI - Il gruppo Bolloré ha ufficializzato nei giorni scorsi con una lettera il suo interesse a entrare nel capitale di Pininfarina. Lo ha annunciato ieri il presidente Vincent Bolloré in occasione della firma di un prestito da 130 milioni che la Banca europea degli investimenti ha deciso di concedere alla società francese («Il primo del 2011, il primo del dopocrisi», ha sottolineato il numero due della Bei Philippe de Fontaine Vive) per sostenere la ricerca e la produzione delle batterie destinate ad alimentare le sue auto Bluecar.

«Ho detto e ribadisco - ha spiegato Bolloré - che siamo interessati a partecipare, se le condizioni saranno interessanti, all'operazione di ristrutturazione del capitale di Pininfarina. E lo abbiamo scritto in una lettera inviata all'inizio di gennaio». Bolloré ha anche confermato l'opzione da 10 milioni sul 50% della joint venture Vepb con il designer e costruttore torinese: «Un'opzione che ci mette al riparo da qualsiasi evenienza nel caso che arrivi qualche imprenditore extraeuropeo». Alludendo ai cinesi di Baic o ai canadesi di Magna, anch'essi interessati a giocare un ruolo nel futuro di Pininfarina.
Il cui stabilimento di San Giorgio (con linee per oltre 10mila vetture) potrebbe peraltro rivelarsi utile, visto che il partner torinese per l'assemblaggio della Bluecar, Cecomp, ha una capacità produttiva di 2mila auto all'anno e Bolloré ha già preordini per 8mila vetture, oltre alle 3mila che dovrà fornire tra la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo alla regione parigina nell'ambito dell'operazione Autolib'.
No comment totale, invece, sulla vicenda Premafin. Di cui Bolloré detiene circa il 5% mentre il gruppo assicurativo francese Groupama dovrebbe acquisire il 17% (con un investimento di circa 145 milioni) in occasione del prossimo aumento di capitale. «C'è un'inchiesta Consob in corso, quindi non posso dire assolutamente nulla». Bolloré si è limitato a negare l'esistenza di un conflitto di interessi tra la sua presenza in Premafin, che controlla la compagnia assicurativa FonSai, e quella in Generali, di cui è vicepresidente: «Si tratta di investimenti finanziari e non industriali, quindi non vedo perché si dovrebbe parlare di conflitto di interesse».

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Tags Correlati: Banca europea degli investimenti | Bei | Consob | Francia | Generali | Groupama | Italia | Mediobanca | Philippe de Fontaine Vive | Ristrutturazioni d'imprese | Vincent Bolloré

 

Sul patto di Mediobanca, in scadenza a fine 2011, Bolloré ha detto che «sarà certamente rinnovato». «Io sono molto soddisfatto, mi sembra che tutti gli azionisti siano molto soddisfatti. Il tandem Nagel-Pagliaro funziona ottimamente e abbiamo la più totale fiducia in loro. Meno entusiasmante è l'andamento del titolo, ma questo non è un problema specifico di Mediobanca bensì dell'intero comparto».
Bolloré ha anche confermato l'intenzione di investire «ancora qualche decina di milioni in società italiane quotate, ma probabilmente non nel 2011 visto che quest'anno tutti i nostri sforzi sono concentrati sull'auto elettrica». Oggi l'Italia, con circa 500 milioni, rappresenta un quarto del portafoglio di partecipazioni finanziarie del gruppo e i nuovi investimenti dovrebbero riguardare anche l'arrotondamento delle quote in Generali («Dall'attuale 0,2-0,3% all'1%») e Mediobanca («Dal 5,6% di oggi al 6%»).
«Siamo prudenti e discreti - ha aggiunto Bolloré - come sempre quando si è invitati a casa d'altri, ma crediamo molto nell'Italia. Persino voi italiani non vi rendete conto degli enormi passi avanti che sono stati fatti rispetto agli anni in cui c'erano scioperi in continuazione. Ora gli scioperi li trovo quando rientro in Francia. La realtà è molto diversa da quella delle statistiche, che non tengono conto del sommerso. L'Italia è più avanti della Francia, quasi ai livelli della Germania. E i francesi se ne stanno accorgendo, sono molto interessati».
Quanto alla batteria (che assorbe due terzi del miliardo e mezzo di investimenti complessivi sull'auto elettrica) e al caso di spionaggio a Renault, Bolloré ha rivelato che quattro anni fa 14 persone mascherate sono entrate di notte nella sede del gruppo, alla ricerca di informazioni sensibili che però non avrebbero trovato.

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