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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2011 alle ore 08:16.
FRANCOFORTE - La sala mercati della Banca centrale europea è al primo piano del grattacielo che a Francoforte ospita l'istituto monetario. Piccola, quasi minuta, è occupata da una decina di persone, tutte con lo sguardo rivolto agli schermi che lampeggiano in continuazione, mentre il prezzo di titoli, azioni, valute e materie prime oscilla in tempo reale. Nulla a che vedere con le enormi quasi fastose sale delle grandi e ricche banche d'investimento che ogni tanto fanno bella mostra di sé in televisione.
Eppure, è da qui che l'Eurosistema, ormai da alcuni mesi, sta tenendo in vita l'Unione monetaria attraverso l'acquisto di titoli pubblici. La decisione è stata presa dal consiglio direttivo della Bce nel maggio dell'anno scorso, dopo un lungo tira-e-molla, pur di calmare le tensioni sul mercato obbligazionario ed evitare un drammatico sconquasso. Una scelta criticata da alcuni per il timore che possa mettere a repentaglio l'indipendenza della banca. In sette mesi, l'Eurosistema ha comprato sul mercato 74 miliardi di euro in obbligazioni statali.
Ufficialmente, nessun commento sui titoli acquistati, ma fonti di mercato rivelano che le obbligazioni sono state finora portoghesi, irlandesi, greche, tutte provenienti quindi dai paesi in piena crisi debitoria. Pur di evitare il rischio di monetizzare il debito, gli acquisti sono interamente sterilizzati. Francesco Papadia, il 63enne direttore generale delle operazioni alla Bce, insieme a Torsti Silvonen, un economista finlandese direttamente responsabile degli acquisti dei titoli, sta seguendo in prima persona questa delicata fase nella vita della zona euro.
«Quest'attività, come altre scelte straordinarie, è stata necessaria ma ha reso più complessa l'attuazione della politica monetaria – dice Papadia –. Nella crisi, il ruolo dei "colletti blu", come me, si è sovrapposto parzialmente a quello degli economisti, i "colletti bianchi" di una banca centrale. Al tempo stesso, queste misure hanno richiesto ancor maggiore coesione all'interno dell'Eurosistema: a un unico centro decisionale corrisponde ora ancora più chiaramente una sala operativa virtuale unica, anche se articolata su 17 diverse collocazioni geografiche».