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All'Eurogruppo prevale la linea tedesca: rimandato il rafforzamento del fondo salva stati

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2011 alle ore 20:05.

Ancora una volta prevale la linea tedesca: l'Eurogruppo ha aperto il «cantiere» per rafforzare il Fondo anti-crisi, ma non decide ancora nulla. L'idea è di varare un pacchetto complessivo di misure al vertice dei Capi di Stato e di Governo a fine marzo. Mentre si rafforza il consenso alla proposta di rendere effettiva la concessione di garanzie governative fino a 440 miliardi, incertezza sulle altre ipotesi (acquisto bond sul mercato secondario, prestiti a breve termine ai paesi in difficoltà).

Mentre la decisione di non decidere adesso era nell'aria non era nell'aria la convocazione urgente di una riunione dei paesi con tripla AAA (Germania, Finlandia, Olanda, Austria, Lussemburgo, Francia) fatto nuovo che potrebbe avere delle implicazioni politiche rilevanti definendo una nuova gerarchia tra i paesi dell'unione monetaria. Beninteso, questa gerarchia é nota e stranota, solo che non si era mai riflessa in eventi politici.

La discussione sul «che fare» con il Fondo anti-crisi, che si appresta prossimamente a lanciare la prima emissione di bond per il prestito all'Irlanda, non ha in effetti aggiunto elementi di novità rispetto alla settimana scorsa. Resta il fatto che la discussione è aperta e si confrontano diverse opzioni. Per quanto la Commissione e la Bce continuino a caldeggiare una decisione rapida (per il presidente dell'esecutivo José Barroso i capi di stato e di governo dovrebbero decidere nella riunione del 4 febbraio), non c'é il consenso sufficiente per quello che a Berlino (ma anche a Parigi) viene considerato un vero e proprio strappo. Per di più uno strappo che rischia di essere un boomerang: «Non c'é una necessità urgente» di prendere una decisione sul rafforzamento del Fondo, ha dichiarato il ministro tedesco Wolfgang Schaueble. «Abbiamo da fare un lavoro di qui a marzo e attualmente il meccanismo di aiuto non è sotto pressione».

In effetti le cose stanno come sostiene Schaueble, dal momento che meno del 10% delle «munizioni» dell'European financial stability facility (la società con sede a Lussemburgo che per conto dei governi emette eurobond e presta agli stati in difficoltà a finanziarsi sul mercato) sono attualmente impegnate. Però in qualche modo l'Eurogruppo deve rispondere a un interrogativo: l'Eurozona ha munizioni sufficienti a fronteggiare una emergenza in Portogallo e subito dopo in Spagna? La risposta indicata dai mercati è senz'altro negativa, quella che arriva dai governi é più o meno questa: il problema adesso non si pone. Troppo poco per riottenere fiducia.

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Tags Correlati: Bce | European financial stability | Fmi | Francia | Germania | Giulio Tremonti | Governo | Irlanda | José Barroso | Kees de Jager | Lussemburgo | Olanda | Wolfgang Schaueble

 

La Germania é riluttante a esporsi con nuovi impegni, anche se è ormai assodato che ritiene a questo punto necessario almeno garantire che il pacchetto di 750 miliardi (440 miliardi in garanzie governative, 60 miliardi garantiti dal bilancio Ue e 250 in prestiti Fmi) possa essere "effettivamente" utilizzato. Il problema riguarda le garanzie governative: per poter avere un rating tripla A, possono essere mobilitati soltanto circa 250 miliardi di euro. Ecco il 'bucò da colmare.

Il ministro Schaueble oggi ha chiarito almeno questo punto: "Si tratta di assicurare che l'ammontare deciso in maggio sia effettivamente a disposizione". Sul resto nebbia assoluta. Sul tavolo c'é la "flessibilità" del Fondo. Si tratta della possibilità di prestare a breve termine e di praticare tassi più contenuti. E riguarda pure la possibilità di affidare all'Efsf anche la missione di acquistare bond governativi emessi dai paesi Eurozona sul mercato secondario per alleggerire la Bce che da maggio ha acquistato bond per 76,5 miliardi di euro.

La Bce é senz'altro favorevole ad ampliare in questo senso la missione del Fondo anti-crisi perché potrebbe ritirare automaticamente le misure non convenzionali decise per fronteggiare l'emergenza migliorando i meccanismi di trasmissione della politica monetaria. La posizione tedesca su questo é molto cauta, anzi piuttosto sfavorevole: "Non si tratta di allargare" la missione del Fondo, ha precisato il ministro delle finanze tedesche.

Le posizioni tra i ministri, però, sono lontane dall'essere definitive. Il ministro olandese Kees de Jager ha dichiarato che "se necessario saremo pronti a intervenire a sostegno di paesi che nel breve termine hanno bisogno di aiuto nei finanziamenti". Tradizionalmente l'Olanda ha posizioni molto vicine alla Germania in materia di rigore e responsabilità di bilancio. I paesi del fronte 'perifericò sono tutti concordi a dar al Fondo flessibilità, l'Irlanda cerca di ottenere il massimo possibile in termini di costo del prestito (in realtà il minimo tasso possibile). Il ministro dell'economia Giulio Tremonti non si é finora mai pronunciato pubblicamente su tali opzioni.

Parallelamente al cantiere Fondo anti-crisi è sempre aperto un altro cantiere che riguarda il dettaglio del coordinamento della disciplina di bilancio. Si tratta delle regole per valutare il debito pubblico ai fini della procedura europea: la cosa certa é che la Germania ha posto come condizione per potenziare il Fondo anti-crisi sia oggi che in futuro quando diventerà permanente una sorveglianza e un'azione molto più stretta sulle strategie di bilancio e sulle modalità delle procedure.

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