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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2011 alle ore 06:42.
Dal 2010 Citigroup esce in attivo: dopo un calvario di perdite e salvataggi pubblici, ha messo a segno profitti per 1,31 miliardi nel quarto trimestre che hanno fatto lievitare gli utili annuali a 10,6 miliardi. Il primo anno di conti in nero per l'amministratore delegato Vikram Pandit, che aveva chiuso i bilanci del 2008 e 2009 con un passivo da venti miliardi.
Citi, però, ha deluso le attese del mercato, segno che ancora fatica a tenere il passo di grandi concorrenti quali Jp Morgan. Se le schiarite sul mercato del credito hanno sostenuto la performance, hanno sofferto le attività di Securities and banking, la divisione che comprende il trading e la banca d'investimento. Il titolo, reduce da un rialzo del 55% dall'inizio dell'anno scorso, ha ceduto ieri il 6% dopo aver mancato il traguardo trimestrale di 2,2 miliardi di profitti pronosticato dagli analisti.
Jp Morgan, inaugurando la stagione dei bilanci dell'alta finanza, aveva invece battuto le previsioni annunciando risultati record. All'appuntamento con i conti deve ancora presentarsi la principale banca americana per asset, a sua volta tra le grandi società soccorse da Washington: Bank of America, se rispetterà le attese, potrebbe riportare venerdì oltre due miliardi di utili nel quarto trimestre. Domani e giovedì arriveranno anche i conti di Goldman Sachs e Morgan Stanley. Nell'insieme il settore bancario americano potrebbe riportare utili per 70 miliardi relativi al 2010, seppur ancora dimezzati rispetto al 2006, alla vigilia del grande collasso.
Pandit, da parte sua, ha rivendicato il 2010 come «un anno decisivo per il rilancio» anche di Citi. Ha ribadito che l'ambizione dell'istituto nel post-crisi resta quella di essere una banca globale, citando le «profonde radici sia nelle regioni sviluppate che in quelle emergenti». In un memorandum ai dipendenti ha espresso altrettanto ottimismo, sostenendo che «nessuno un anno fa avrebbe immaginato i risultati che siamo riusciti a ottenere».
Citi, tra le grandi vittime della bufera sui mutui, è ormai libera dagli aiuti e dal controllo del governo: il Tesoro ha ceduto il mese scorso l'ultima quota nella banca ricevuta in cambio dell'esborso di 45 miliardi, intascando a nome dei contribuenti un profitto di 12 miliardi. E si sbarazzerà al più presto dei rimanenti warrant in suo possesso, diritti su azioni Citi.