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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2011 alle ore 09:40.
Consob accelera sulla trasparenza circa i compensi agli amministratori, l'autovalutazione del consiglio e i piani di successione del vertice aziendale. Le raccomandazioni della Commissione europea che sollecitava interventi in tal senso sono state recepite da un decreto legislativo approvato lo scorso 22 dicembre, delegando la Consob a emanare un regolamento che sarà messo a punto quest'anno ed entrerà in vigore il prossimo. Ma nel frattempo, già a partire dalla prossima campagna assembleare tutte le società quotate a Piazza Affari sono «caldamente invitate» a dettagliare gli accordi di buonuscita dei top manager, mentre quelle ricomprese nell'indice Ftse-Mib dovranno anche spiegare se esistono procedure per gestire il ricambio al vertice nonché fornire un'informazione più puntuale sul processo di autovalutazione dal cda.
La nuova iniziativa della Commissione presieduta da Giuseppe Vegas, tradottasi in una «comunicazione» oggetto di consultazione, si inserisce in un contesto in cui è ancora fresca nella memoria del mercato l'uscita traumatica (e milionaria) del "fondatore" di UniCredit, Alessandro Profumo, e alla vigilia di una stagione assembleare in cui dovranno essere rinnovati i cda di parecchie società pubbliche e di snodi del capitalismo nostrano come Telecom Italia e Mediobanca.
Nel regime transitorio ipotizzato per quest'anno, dunque, tutte le quotate dovranno fornire informazioni più dettagliate sui compensi del management e sulle indennità per risoluzione anticipata. Un'analisi condotta dalla Consob sui compensi agli amministratori delegati di oltre 250 società, nel triennio che va dal 2007 al 2009 (si veda tabella), ha evidenziato che le voci più significative sono rappresentate dagli emolumenti per la carica (in media il 43% della remunerazione complessiva) e da altri compensi (33%), ma spesso l'informazione è fornita a livello aggregato senza il dettaglio delle sottovoci che contribuiscono al dato. Quanto agli indennizzi per risoluzione anticipata del rapporto, è emerso che lo scorso anno delle 38 società dell'indice delle blue chip, quattro non hanno dato alcun tipo di informazione, venti hanno dichiarato di non prevedere forme di indennità, mentre delle 14 che hanno ammesso l'esistenza di accordi solo una ha svelato il quantum.