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Maxi alleanza tra Eni e Petrochina

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2011 alle ore 08:17.


Un accordo strategico che vuole proiettare l'Eni ancor più solidamente sulla scena internazionale. Ieri l'amministratore delegato, Paolo Scaroni, ha firmato a Pechino un memorandum of understanding con Cnpc-Petrochina, la più grande national oil company quotata al mondo. L'intesa stabilisce, a beneficio di entrambe le parti, la possibilità di esplorare un ampio spettro di opportunità di business sia in Cina sia a livello internazionale.
L'operazione è stata salutata con entusiasmo dal mercato, tanto che il titolo ha reagito chiudendo in guadagno dell'1,97% a 17,64 euro. Piazza Affari si attendeva una reazione del cane a sei zampe dopo l'annuncio dell'accordo tra Bp e la russa Rosfnet, ma forse non in tempi così rapidi, di qui, probabilmente, la pioggia di acquisti che ha spinto le quotazioni.
Quanto ai dettagli del memorandum, l'idea è che le compagnie studino tutte le strade percorribili per poter espandere congiuntamente le rispettive operazioni negli idrocarburi convenzionali e non convenzionali in Africa. Non solo, Petrochina valuterà la potenziale acquisizione di una partecipazione in alcuni asset posseduti da Eni. Da parte sua, Eni metterà a disposizione le proprie competenze nel gas shale maturate in Nord America per valutare opportunità nelle risorse non convenzionali detenute da Petrochina in Cina.
In ragione anche di ciò, la collaborazione tra le parti interesserà anche il settore delle tecnologie avanzate. Ed evidentemente un'attenzione particolare sarà riservata allo sfruttamento delle risorse di olio e gas non convenzionali, magari con la finalità di sviluppare congiuntamente alcune delle iniziative previste dall'accordo.
Il memorandum siglato ieri rappresenta nel suo complesso un importante passo avanti dell'Eni nella strategia di rafforzamento in Estremo Oriente, zona che, oltre a rappresentare una regione ad alto potenziale e molto attraente in termini di opportunità upstream e di mercato, vede il cane a sei zampe operativo fin dal 1984. In particolare è in quell'anno che il gruppo petrolifero guidato da Scaroni mette il primo piede in Cina. Nel Mar cinese meridionale, la società, attraverso Eni China è co-operatore assieme a Cnooc e Chevron del consorzio Cact, che assicura all'azienda una quota giornaliera di 12 mila barili di olio equivalente. Soglia che potrebbe aumentare grazie all'avvio di nuovi giacimenti: nell'anno in corso la società prevede di terminare la fase di perforazione di due campi.

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Tags Correlati: Accordi e joint ventures | Africa | America del Nord | Borsa di Milano | Bp | Cact | Chevron | Cina | Eni | Europa | Mar | Paolo Scaroni | Petrochina | Roberto Poli

 

Questo è dunque il punto di partenza di una collaborazione che si rivelerà sempre più stretta con la Cina e che avrà come obiettivo principe quello di penetrare uno dei comparti chiave, stando a studi recenti, del mondo energetico: lo shale gas. Il tutto sulla scia di una nuova logica di sviluppo del comparto oil e gas: no alle operazioni di caratura mondiale ma piuttosto alleanze tra grandi operatori di respiro locale. Che puntino a quei paesi che oggi sembrano assicurare le risorse più preziose come Africa, America e Cina. Zone che fanno già da sfondo a un'intensa attività di cooperazione tra i big del settore. Non a caso buona parte dell'attività di m&a del 2010, soprattutto per quanto riguarda l'ultimo scorcio dell'anno, era legata all'obiettivo dei colossi petroliferi cinesi di mettere piede, dopo avere "colonizzato l'Africa", in America, piuttosto che alla necessità di cercare approcci innovativi per l'esplorazione di risorse alternative, come il shale gas. È così che si spiegano gli oltre 260 miliardi di dollari movimentati dal settore in attività di fusioni e acquisizioni lo scorso anno, dei quali oltre 230 miliardi di dollari legati esclusivamente all'attività di esplorazione e produzione.
Nel frattempo, il presidente dell'Eni Roberto Poli si è detto ottimista riguardo alle prospettive per l'anno appena archiviato e per quello in corso: «I conti sono buoni, non si possono fare anticipazioni ma sono buoni e ci aspettiamo che siano buoni anche nel 2011».
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GLOSSARIO

SHALE GAS
È il gas naturale ricavato da particolari rocce sedimentarie, per lo più a base di argilla, che si sono formate in centinaia di milioni di anni in aree del pianeta coperte da acqua superficiale. Le rocce hanno imprigionato il gas e, fratturandole, si può estrarlo.
Gli Stati Uniti, fra lo stato di New York e la Virginia, possiedono il più grande, potenziale giacimento del mondo, peraltro già oggetto di controversie. Segue la Cina, che sta per iniziare adesso le prime esplorazioni. Ma anche l'Europa, preoccupata per il sensibile declino delle riserve di gas nel Mare del Nord, vede di buon occhio le prime operazioni in Polonia, dove partecipano anche Eni e Sorgenia.
L'Eia, l'agenzia americana dell'energia, stima che nel 2035 il 45% del fabbisogno nazionale di gas verrà soddisfatto dalle rocce.
La firma del memorandum fra Eni e Cnpc-Petrochina

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