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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2011 alle ore 08:15.
ROMA
Non è una scalata, perché il governo può opporsi a qualunque socio che voglia comprare più del 3% di Finmeccanica, ma l'ingresso della Libia con il 2,01% nella società della difesa dà diritto al colonnello Gheddafi a presentare propri candidati al consiglio di amministrazione. E potrà farlo molto presto. Fra tre mesi verrà rinnovato il cda guidato dal presidente e a.d., Pier Francesco Guarguaglini.
Il quale sicuramente considera gradita l'avanzata di Tripoli, a sostegno della collaborazione industriale sprigionata dal memorandum d'intesa firmato a Roma il 28 luglio 2009 con il fondo sovrano Lia.
I libici hanno già un rappresentante nei cda di Unicredit (Tripoli possiede il 4,9% con la banca centrale e il 2,6% con Lia) e Juventus (7,5%).
Il consiglio di Finmeccanica è di 12 amministratori, di cui otto indicati dal ministero dell'Economia che ha il 32% (tra cui Guarguaglini), gli altri quattro da Mediobanca, socio con l'1% circa. I libici potrebbero dunque far eleggere fino a quattro amministratori, a meno che Mediobanca non ottenga sui suoi candidati il consenso di fondi italiani o esteri. Meno probabile che piazzetta Cuccia compri azioni, anche se la banca è molto attenta agli sviluppi in Finmeccanica. Libici e Mediobanca potrebbero anche mettersi d'accordo: del resto Lia e piazzetta Cuccia hanno già una collaborazione per la nuova banca d'affari a Tunisi, progetto lanciato insieme a Tarak Ben Ammar, ma sospeso dalle rivolte nel paese nordafricano.
Secondo l'economista Luigi Paganetto, dell'univeristà romana di Tor Vergata, l'investimento di Tripoli in Finmeccanica «non è un fenomeno negativo, anche perché c'è reciprocità con la Libia», al contrario dei rapporti con la Cina, che «investe in giro per il mondo, mentre è impossibile farlo in Cina». Per Marcello Messori, economista e professore a Tor Vergata, «l'Italia ha bisogno di investimenti dall'estero. Non ho preclusioni di principio rispetto ai fondi sovrani anche se ci sono fondi sovrani e fondi sovrani». Finmeccanica «è un caso particolare per le attività strategiche che la società esercita. Va valutata la situazione e le notizie attuali – secondo Messori – non permettono di farlo».
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