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Finanza e Mercati Azioni

La City boccia la riforma del credito

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 06:42.


LONDRA
Il mercato non ha gradito affatto la prospettiva di una separazione forzata delle grandi banche britanniche: i titoli del settore sono crollati ieri alla Borsa di Londra per i timori di un intervento troppo deciso del Governo. Sabato John Vickers, il presidente della Independent Banking Commission (Ibc), aveva per la prima volta ammesso che la questione della divisione tra retail e investment banking è allo studio. Ieri il vicepremier Nick Clegg ha rincarato la dose, affermando di essere «a favore» di una separazione che eviterebbe "contagi"in caso di crisi. Le due banche ancora controllate dal Tesoro britannico hanno perso 2 miliardi di sterline ieri in Borsa: Royal Bank of Scotland (Rbs) ha chiuso in calo del 2,5% a 43,79 pence, mentre Lloyds Banking Group, pur non avendo una divisione di investment banking, ha perso il 3,4% a 65,05 pence. Il clima di incertezza ha travolto anche Barclays, che non ha avuto bisogno di salvataggi di stato, mentre Hsbc è stata risparmiata.
L'andamento dei titoli dimostra il nervosismo del mercato su questo tema, mentre si allungano i tempi delle trattative in corso da mesi tra Governo e banche. Il cancelliere George Osborne contava di poter annunciare ieri un accordo che avrebbe bilanciato l'impegno delle banche a concedere oltre 180 miliardi di sterline di crediti alle imprese, soprattutto alle Pmi, per rilanciare l'economia con il tacito consenso di Londra a non vessare troppo le banche sulla questione dei bonus. Invece il Tesoro ha fatto sapere ieri che «le trattative continuano» sine die. Le banche appaiono riluttanti a fare concessioni prima che la Ibc chiarisca che tipo di riforme intende attuare. La Commissione presenterà un piano preliminare in aprile e un rapporto finale in settembre. Sembra poi che il Governo voglia concessioni sui bonus, almeno sul fronte della trasparenza, con la pubblicazione di nomi e cifre dei maggiori destinatari, mentre le banche continuano a tirarsi indietro e ritengono di aver «già dato» dopo due anni di riduzioni dei premi annuali.
Barclays si prepara però a fare un grosso passo avanti: è allo studio un piano di remunerazioni che prevede il pagamento a circa mille dirigenti di bonus non in contanti o azioni differite ma solo in contigent convertible bond, detti anche "coco". Si tratta di obbligazioni che vengono convertite in azioni se la banca è in difficoltà e non prima di tre anni dalla loro assegnazione e quindi legano i premi dei dirigenti al successo a medio termine dell'istituto scoraggiando scommesse e rischi eccessivi.

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Tags Correlati: Bob Diamond | Borsa di Londra | Borsa Valori | George Osborne | Hsbc | Independent Banking Commission | John Varley | John Vickers | Lloyds Banking Group | Mercato azionario | Ministero del Tesoro | Nick Clegg | Royal Bank of Scotland

 

Per gli analisti la riforma studiata da Barclays, che sarà annunciata in febbraio assieme alla presentazione dei risultati annuali, sarà gradita al Governo e alla Banking Commission perché va nella direzione giusta e garantisce un ulteriore cuscinetto di capitale e quindi maggiore stabilità per l'istituto. Nessuna altra banca britannica per ora intende seguire Barclays, ma Credit Suisse e Ubs hanno allo studio progetti simili.
Barclays è una delle banche in primissima linea in questa delicata fase di transizione e negoziati. L'ex ceo John Varley conduce le trattative con il Governo, mentre il nuovo ceo Bob Diamond sostiene che la separazione forzata di retail bank e investment bank sarebbe un errore e non garantirebbe stabilità al sistema finanziario.
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